380 milioni di cristiani perseguitati nel mondo: l'indifferenza non è un’opzione!
Non possiamo più tacere.
Ogni giorno, la libertà religiosa viene calpestata in molte parti del mondo. È una tragedia umana e morale che ci obbliga ad agire.
Oggi più che mai, urge riportare la questione della persecuzione religiosa nei confronti dei cristiani al centro del dibattito pubblico.
Numeri che devono scuotere le coscienze
La realtà che emerge dalla World Watch List 2025 diffusa mercoledì, a Roma, da Open doors/Porte aperte, è drammatica: salgono da 365 a oltre 380 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, quasi uno ogni sette.
L’oppressione è un crescendo implacabile.
La Corea del Nord, da 23 anni, è la capitale mondiale della persecuzione religiosa, con decine di migliaia di cristiani rinchiusi in campi di lavoro forzato, condannati a vivere la loro fede nel segreto più assoluto.
Somalia, Yemen, Libia e Sudan completano i primi cinque posti di una classifica dolorosa, dove la violenza è estrema e spesso letale per chiunque osi professare il cristianesimo.
Paesi come la Nigeria restano teatri di massacri sistematici, con oltre 3.100 cristiani uccisi nel solo 2024.
Questi non sono solo numeri: sono tragedie umane che urlano giustizia!
Una persecuzione che non ha confini
La violenza contro i cristiani non conosce limiti geografici né forme uniche. Si manifesta con chiese distrutte, famiglie sfollate, attività economiche rovinate.
È un’ombra che si allunga dall’Africa subsahariana al Medio Oriente, dall’Asia fino alle Americhe, dove persino la criminalità organizzata prende di mira i cristiani.
Una delle forme più subdole di repressione è la cosiddetta "persecuzione digitale".
Con tecnologie avanzate, modelli repressivi come quello cinese riescono a monitorare, controllare e silenziare le comunità religiose.
I cristiani detenuti o condannati per ragioni legate alla fede aumentano da 4.125 a 4.744.
Il livello di ingiustizia in questi casi, denuncia la Wwl 2025, “rasenta la parodia: in carcere finiscono uomini e donne senza processi e senza prove. Inoltre, il grado di impunità spesso concesso a coloro che invece accusano falsamente e/o aggrediscono fino a uccidere i cristiani in vari paesi è davvero preoccupante”.
Ormai la situazione è insostenibile! Si resta impalliditi di fronte a questi dati, numeri che gridano il dolore di milioni di vite spezzate, famiglie distrutte, comunità annientate solo per il coraggio di professare la loro fede.
Non possiamo più tacere, dobbiamo fare qualcosa di concreto! La cosa più importante ora è far sapere quel che sta accadendo, incrementando la nostra vasta campagna di sensibilizzazione online.
Questo tuttavia ha un costo, di cui da soli non possiamo farcene carico. Ma se ci dai una mano, insieme possiamo farcela!
Violenza e abusi contro le donne
In questo ambito le cifre fornite dalla Wwl 2025 sono solo “la punta di un iceberg di violenze domestiche, silenziose, continue specie contro donne e bambini”.
La difficoltà di reperire dati certi sul numero di vittime di stupro e violenze sessuali a causa della fede, dovuta alle rare denunce, non impedisce alla ricerca di fornire un numero di 3994, ottenuto grazie a testimonianze raccolte, in aumento rispetto ai 3.231 dell’anno precedente. 821 invece sono i casi di matrimoni forzati di giovani donne cristiane.
È un’ingiustizia che grida vendetta!
La libertà religiosa: un pilastro della dignità umana
Questa non è solo una lotta per i cristiani. È una battaglia universale per difendere i diritti fondamentali di ogni essere umano.
La libertà religiosa non è un privilegio riservato a pochi: è un diritto universale. E noi abbiamo il potere e il dovere di difenderlo!
Ignorarla significa chiudere gli occhi davanti a un sistema che calpesta la dignità, normalizza l’oppressione e alimenta l’odio.
Il silenzio non è più un’opzione, perché tacere equivale a tradire quei valori universali che definiscono l’essenza stessa dell’umanità.
Per questo, ti chiediamo ancora una volta di darci una mano per denunciare questa situazione, per sensibilizzare l’opinione pubblica affinché i governi mettano la libertà religiosa al centro della loro agenda e per por fine a tutto questo scempio.
Solo unendo le forze possiamo cambiare il corso di questa drammatica situazione.