A qualcuno piace il dirigismo

A qualcuno piace il dirigismo

Perché sta crescendo l’ostilità verso le automobili tradizionali? Chi promuove questa guerra al motore a scoppio? E quali sono le alternative offerte?

Si tratta davvero solo e soltanto di amore verso l’ambiente e di lotta all’inquinamento? Oppure ci sono altri tipi di interesse dietro? E quali?

Il filosofo Carlo Lottieri sul sito di Nicola Porro offre qualche spunto per comprendere meglio la fase storica in cui viviamo e dove ci stiamo indirizzando.

Bisogna partire da un fatto.

Larga parte del mondo progressista “detesta il fatto che ci si possa muovere in modo indipendente”. Quindi “la volontà di trasferire la mobilità dal traporto privato a quello collettivo sottintende anche un progetto sociale ben preciso, volto a ridurre gli spazi di autonomia”.

Non è un mistero, infatti, che a sinistra non si apprezza troppo la libertà. Almeno quella dei comuni mortali.

Ma circa le auto c’è anche dell’altro.

La spinta verso le vetture elettriche è sempre più forte.

Con buona pace dei problemi legati “alla limitata autonomia, ai problemi di smaltimento delle batterie e alla necessaria ristrutturazione delle città, che dovranno disporre di impianti per la ricarica che oggi non ci sono e la cui costruzione creerà problemi immensi”.

Ebbene, questa pressione è il frutto dell’alleanza tra ideologia verde e interessi economici.

Lottieri ricorda che “il World Economic Forum ha pubblicato un rapporto che prospetta una riduzione del 75% delle automobili di proprietà privata. Questo libro bianco, ‘Benchmarking the Transition to Sustainable Urban Mobility’ (Analisi comparativa della transizione verso una mobilità urbana sostenibile), annuncia un futuro di ‘città intelligenti’ che attireranno ancor più la popolazione e che gestiranno la mobilità in maniera centralizzata, attraverso un’attenta pianificazione.

Klaus Schwab e i suoi da tempo si muovono in questa direzione, sulle orme di quello che fu il Club di Roma. La loro visione tecnocratica esige la cancellazione della proprietà e del mercato, in modo che un insieme di imprese semi-pubbliche e/o semi-private amministri gli esseri umani dalla culla alla tomba”.

Chi sarà a guadagnarci?

Innanzitutto coloro che detengono il potere. Questi hanno tutto l’interesse a rendere i cittadini completamente succubi e dipendenti dallo Stato, per poterli controllare meglio e imporre quello che il potere stesso ritiene più utile.

Poi ovviamente hanno la loro importanza i quattrini.

Un esempio citato da Lottieri.

Nei giorni scorsi il governo tedesco e Intel hanno firmato un accordo. Il grande colosso industriale realizzerà in Sassonia (ex Ddr) un enorme impianto di produzione di chip per le nuove vetture elettriche. La politica che obbliga ad abbandonare il motore a scoppio, in sostanza, ha aperto un’autostrada lastricata di enormi profitti a chi opera in certi ambiti. Non bastasse questo, per sostenere questo enorme sforzo di investimenti compiuto da Intel, Berlino darà a questa multinazionale ben 10 miliardi di euro.

Hanno lavorato per anni – sui bambini e sui giovani, con i media e con il film – per costruire una cultura avversa alle automobili. Hanno così aperto la strada a un nuovo dirigismo, in cui la grande impresa lavora di concerto con i politici e gli intellettuali. Ora, un po’ tutti, stanno passando all’incasso”.

Al di là delle questioni ambientali, pertanto, qui ad essere in gioco è la nostra libertà.


Attribuzione immagine: Di Bundesarchiv, Bild 183-J0711-0001-003 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, Wikimedia
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