A Torino si fa guerra al crocefisso!

A Torino si fa guerra al crocefisso!

Via il crocefisso dalla Sala Rossa in nome della laicità dello Stato!

Questa la proposta di Bruno Segre, ex partigiano di 104 anni e avvocato.

Succede a Torino.

La Sala Rossa è l’aula in cui si riunisce il consiglio comunale del capoluogo piemontese.

Segre l’altro ieri è stato invitato a parlare in aula dal capogruppo dei Radicali, Silvio Viale, proprio per discutere di una delibera che chiede la rimozione del simbolo religioso.

A quanto pare, dalle parti di Torino il problema più grande, che non fa dormire di notte la cittadinanza e i suoi rappresentanti, non è la criminalità, né l’immigrazione, né la disoccupazione, ma solo e soltanto il crocefisso!

Ci rendiamo conto?

Segre ha usato parole molto forti:

Sono contrario all'affissione del crocefisso in Sala Rossa, come nelle aule scolastiche, negli ospedali e in tribunale. È un privilegio accordato alla religione cattolica come altri iniqui provvedimenti. È necessario rimuoverlo, è un odioso simbolo di potere e sopraffazione di una religione che si ritiene superiore alle altre per via dei suoi privilegi. Chiedo che venga tolto dalla Sala Rossa, che venga sostituito dalla bandiera italiana”.

Il crocefisso sarebbe un “odioso simbolo di potere e sopraffazione”?

Eppure, Colui che è stato appeso alla Croce fu proprio vittima di coloro che ai suoi tempi detenevano il potere e ne abusavano…

Forse, però, qualcuno vuole rimuovere quel simbolo proprio perché mette tutti di fronte alla loro rispettiva cattiva coscienza e li invita a cambiare vita.

O forse si tratta “solo” di puro odio anticristiano.

A favore delle posizioni dell'avvocato non potevano mancare il Movimento 5 Stelle, la Sinistra ecologista e i Radicali.

La capogruppo di Sinistra Ecologista, Alice Ravinale, ha dichiarato:

"Togliere il crocifisso dalla Sala Rossa per noi significa due cose: riaffermare il principio di laicità dello Stato e rendere pienamente inclusiva, nei confronti di atei e di persone di altre confessioni, l'istituzione cittadina, anche a livello simbolico. È un gesto di rispetto ".

Contrario si è mostrato invece Giovanni Crosetto, capogruppo di Fratelli d’Italia:

È inaccettabile sentire parlare di ‘odioso simbolo di potere’. Il crocifisso è un simbolo che rappresenta la storia e la cultura del nostro paese e la sua rimozione sarebbe un insulto alle nostre tradizioni ed alle nostre radici”.

Simile l’opinione del suo collega Enzo Liardo: “È un simbolo di amore”. E di Simone Fissolo, dei Moderati: “Il crocifisso non è un simbolo di divisione e di potere ma di pace”.

E il Pd?

Diciamo che il suo atteggiamento è stato un po’ ondivago, ma… poteva andare molto peggio!

Infatti, la capogruppo Nadia Conticelli, se da un lato ha ringraziato Segre per aver messo a disposizione “la sua esperienza e il suo studio sulla laicità dello Stato”, dall’altro si è detta contraria alla delibera che chiede la rimozione del crocefisso, “che non aggiunge niente al dibattito sulla laicità dello Stato”.

Insomma, ancora una volta l’oggetto del contendere è un simbolo religioso che dai più viene purtroppo completamente ignorato.

I nemici della croce di Cristo, invece, quelli che non si rassegnano a riconoscere che l’identità più profonda dell’Italia è cattolica e lavorano alacremente, giorno dopo giorno, da decenni, per scristianizzarla (e in buona parte ci sono riusciti!) conoscono molto bene il valore dei simboli.

Sarebbe il caso che anche i favorevoli al crocifisso capiscano che bisogna dare la battaglia culturale. E che, se il crocifisso resta semplicemente un simbolo, è ovvio che prima o poi potrà essere sostituito con un altro che rappresenti la maggioranza della popolazione italiana del futuro.

Quindi, o l’Italia tornerà cristiana, oppure non sarà più Italia, ma un’altra cosa. Forse islamica, forse atea.

Allora è il caso di darci una mossa e di agire!

Attribuzione immagine: Di Zairon - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Wikimedia
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