AAA cercasi casa
La scorsa settimana ho scritto un articolo in cui, analizzando la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito democratico, commentavo che ciò avrebbe messo in imbarazzo i cattolici dem. Dicevo: “La vittoria di Elly Schlein (…) mette in difficoltà la cosiddetta sinistra “cattolica”, fino ad oggi comodamente annidata all’interno del Pd. (…) Che cosa faranno adesso questi cattolici se il Partito si butterà nella lotta per l’omosessualità, il trangenderismo e altre empietà palesemente contrarie alla dottrina cattolica?”.
Sarà semplice coincidenza, ma nell’ultima assemblea generale, tesa a ridisegnare il Pd dopo il cataclisma, il presidente Stefano Bonaccini ha fatto un accorato appello ai cattolici perché non abbandonassero la casa paterna: “[Nel nuovo Pd] saranno rappresentati anche i cattolici perché dobbiamo lavorare affinché continuino a sentirsi a casa loro”. È chiaro che, per i dirigenti dem, la presenza dei cattolici all’interno del partito è troppo preziosa. Non possono rischiare di perderli.
Da quando, applicando i consigli di Gramsci, che vedeva nei cattolici la chiave del potere in Italia, negli anni Quaranta del secolo scorso Palmiro Togliatti sconsigliava la confluenza dei cattocomunisti nel Pci, indirizzandoli piuttosto verso la nascente Dc, affinché rafforzassero la sua ala sinistra e quindi favorissero quel rapporto col Pci poi chiamato “compromesso storico”: il ruolo della cosiddetta sinistra “cattolica” è stato basilare nella storia politica italiana.
La presenza cattolica nel Pd è stata sempre controversa. Non possiamo dimenticare che il Pd è l’erede diretto del Pci, agente di un’ideologia più volte condannata dalla Chiesa come “intrinsecamente perversa”[1], “setta pestifera”[2], “setta abominevole”[3], “vergogna del nostro tempo”[4] e via dicendo. C’è perfino la scomunica per chiunque “è iscritto al Partito Comunista, ne fa propaganda in qualsiasi modo, vota per esso e per i suoi candidati, scrive, legge e diffonde la stampa comunista”[5].
La militanza dei cattolici all’interno dei vari epigoni del Pci (Pds, Ds, Pd) diventò più discutibile man mano che, superando il vecchio credo bolscevico, si iniziò a scivolare verso la tappa seguente del processo rivoluzionario, quel post-marxismo teso alla dissoluzione di ogni ordine sociale, culturale e morale, a cominciare dalla famiglia. Le battaglie libertarie, una volta portate avanti dal Partito radicale, adesso fanno parte della panoplia del Pd. Con l’elezione di Elly Schlein, il Pd è diventato, a tutti gli effetti, un partito radicale di massa. Ne è prova, per esempio, la chiassosa partecipazione dei dirigenti dem alla manifestazione arcobaleno tenutasi a Milano domenica scorsa. “Ci stiamo già muovendo – ha dichiarato la Schlein – e c’è qui pure Alessandro Zan per portare avanti anche in parlamento le aspettative che sono emerse dalla piazza, cioè di poter vedere riconosciuto per legge il diritto delle coppie omogenitoriali, con una norma preparata e scritta insieme alle associazioni, alle famiglie arcobaleno e alla rete Lenford (ossia la rete di avvocatura per i diritti Lgbtqia+)”.[6]
Siamo quindi passati da un Partito che inneggiava ai proletari quali soggetti storici, a uno che inneggia a lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali e chi più ne ha più ne metta. Commentava Massimo Franco sul Corriere della Sera: “La maggioranza del Partito [democratico] è connotata da un’identità che tende a ufficializzare una miscela di cultura radicale e di sinistra”.[7]
Questo pone ai cattolici dem un serio problema di coscienza: continueranno a far parte di uno schieramento politico palesemente contrario alla morale cattolica, rischiando quindi l’apostasia? D’altronde, dove potrebbero andare?
Dal lato opposto c’è Giorgia Meloni che, pur avendo imbarcato alcuni noti personaggi della destra cattolica (a cominciare dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana e dal Segretario del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano), rappresenta una tradizione politica che non si è distinta particolarmente per il suo appello al cattolicesimo. Questo, a mio parere, dovrebbe cambiare. Il nucleo della battaglia oggi è culturale e morale, e quindi religioso, secondo quel principio spiegato da Donoso Cortés per cui dietro ogni problema politico c’è una questione morale, e dietro questa ce n’è una religiosa.
Commentavo nel mio articolo sopra citato che, a mio parere, l’exploit di Elly Schlein apre uno spazio alla destra, quella vera, quella dei valori – morali e tradizionali – quella che si presenta non tanto come un’alternativa politica alla sinistra, quanto piuttosto come un’alternativa culturale e ideale, insomma quella che si presenta come una Contro-Rivoluzione, che trae la sua linfa dalla Santa fede cattolica.
A complicare le cose, imbrogliando un panorama che dovrebbe invece essere netto, è l’operato di Papa Francesco. A nessuno sfugge che molte delle sue posizioni sono alquanto distanti dalle proposte politiche rappresentate dal centro-destra, e piuttosto vicine a quelle avanzate dal centro-sinistra. I cattocomunisti annidati nel Pd e dintorni sarebbero dunque gli autentici interpreti della linea ufficiale della Chiesa. La vera domanda è: queste posizioni di Papa Bergoglio traducono la millenaria dottrina della Chiesa, o piuttosto la stravolgono? In altre parole, mostrano la vera casa paterna, o piuttosto una sua contraffazione?
Note
[1] Pio XI, Divini Redemptoris.
[2] Leone XIII, Quod Apostolici Muneris.
[3] Idem.
[4] Joseph Cardinale Ratzinger, Istruzione Libertatis Nuntius.
[5] Congregazione del Sant’Uffizio, Decreto 1 luglio 1949.
[6] https://www.open.online/2023/03/18/milano-famiglie-arcobaleno-discorso-elly-schlein/
[7] Massimo Franco, “Un’identità cattolica sempre più priva di riferimenti”, Corriere della Sera, 15 marzo 2023.
Fonte: atfp.it