Andar per cimiteri: un atto controrivoluzionario

Andar per cimiteri: un atto controrivoluzionario

Un tempo, quando eravamo ancora cattolici, in questi giorni anche chi era poco praticante in genere si recava in chiesa per ascoltare le Sante Messe dell’Ottavario dei defunti.

Questo accadeva fino a non molti anni fa. E grazie a Dio in diversi luoghi si continua a far così anche oggi. Ma sempre di meno. E con sempre meno gente. E chi va a messa di solito ha i capelli bianchi, molto bianchi.

Per non parlare di chi visita i cimiteri.

La tendenza, che perdura ormai da molti anni, è quella di nascondere la morte, di non menzionarla, di tenerla in disparte, ben lontana. Al cimitero ci si va quando proprio non se ne può fare a meno. E purtroppo per molti la visita consiste più che altro nel sistemare bene i fiori e niente più.

Ai bambini, poi, non si deve assolutamente parlare della morte. Bisogna dir loro che i nonni o altri parenti sono andati non si sa dove, forse in Cielo. E tutto finisce lì. Non si muore più in casa e la camera ardente deve essere quella asettica degli ospedali o delle strutture adibite allo scopo. E si crede così di “esorcizzare” la morte, di evitarla. Povera, ridicola illusione!

E però… però bisogna festeggiare Halloween il 31 ottobre. Però si possono far guardare ai bambini film e spettacoli horror, pervasi di cose turpi e sanguinolente. Questo non è ritenuto così scioccante.

Ma in che razza di epoca viviamo? Cosa siamo diventati? Pagani. Né più, né meno. Anzi, io direi peggio dei pagani. Perché gli antichi avevano il culto dei morti e degli antenati. Anche se, non avendo ancora conosciuto il messaggio cristiano, della morte avevano terrore.

Noi invece abbiamo (o, meglio, dovremmo avere) un’altra visione. Prima di tutto con la morte “la vita non è tolta, ma trasformata”: noi crediamo nella vita eterna dell’anima e nella risurrezione dei corpi alla fine del mondo! Ci crediamo ancora?

Poi sappiamo che esistono un paradiso, un inferno e… un purgatorio. E siccome sono ben pochi quelli che vanno subito in paradiso, noi dobbiamo pregare per i miliardi e miliardi di anime che finiscono in purgatorio (per quelle all’inferno non possiamo fare nulla). Eppure, a sentir certi preti, sembra che tutti stiano in Cielo, felici e contenti. Credono in questo modo di consolare i parenti del caro estinto, ma rendono invece un pessimo servizio ai vivi (che dovrebbero piuttosto meditare sulle “cose ultime”) e, ancor di più, ai morti, bisognosi di suffragi.

Quindi, ai funerali o alle messe celebrate in occasione degli anniversari, anziché dare spettacolo con frasi fatte, applausi e riti neopagani vari… preghiamo per il morto. È il più grande gesto d’amore che possiamo donargli. E di cui ha estremo bisogno.

Sì, al giorno d’oggi visitare un cimitero e pregare per i defunti è un grande atto controrivoluzionario. Una testimonianza del nostro essere cattolici. Una sfida al mondo che vuole farci tornare all’epoca degli “dèi falsi e bugiardi”. E, come ho detto, un grande atto di carità nei confronti delle anime che soffrono in purgatorio e aspettano il nostro aiuto.

Attribuzione immagine: Di Sailko - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/...
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