Chiesa Cattolica sempre più perseguitata: in Cina nuova stretta del regime comunista

Chiesa Cattolica sempre più perseguitata: in Cina nuova stretta del regime comunista

Le notizie che ci giungono dalla Cina sono allarmanti. Lì i cattolici non hanno pace.

Il regime comunista al potere ha aumentato le restrizioni anche su Internet. L’Amministrazione per gli Affari Religiosi lo scorso 15 settembre ha, infatti, varato un nuovo Codice di condotta.

Colpisce sacerdoti, catechisti, chiunque insomma si occupi di educazione religiosa. Con validità immediata.

Esso riguarda, oltre alla Cina, anche Hong Kong, Macao, Taiwan e addirittura qualsiasi Paese straniero, qualora vengano commessi «atti online in Cina».

Vieta la trasmissione non autorizzata di liturgie e catechesi per bambini in streaming, nonché la collaborazione con realtà estere tramite web e app, piattaforme di messaggistica comprese.

Benché interpretare la normativa non sia semplice, pare che nel mirino finiscano addirittura le mail, comprese le normali comunicazioni tra Vescovi e missionari con Roma.

Il regime definisce, infatti, tutto questo come «attività di infiltrazione religiosa all’estero». Quali contenuti possono essere allora veicolati?

Solo quelli che dimostrino «amore per la Patria, sostegno alla leadership del Partito Comunista Cinese, sostegno al sistema socialista e rispetto delle leggi».

Incredibile, non trovi? Questo, tra l’altro, è solo l’ultimo colpo inflitto alla libertà religiosa nel Paese, in quanto parte del più ampio processo di sinizzazione della fede in atto.

È quello stesso processo che ha imposto già pesanti limiti alla libertà religiosa e che ha vietato le Sante Messe ai minori, bersaglio speciale della repressione.

È quello stesso processo che costringe la cosiddetta Chiesa “clandestina”, quella fedele a Roma e non al partito, a subire vessazioni, violenze, distruzioni ed arresti, anche sino all’estremo sacrificio.

Secondo un rapporto, pubblicato a luglio dal quotidiano online «Bitter Winter», specializzato nella libertà religiosa in Cina, ben il 90% dei luoghi di culto cattolici “clandestini” è stato chiuso.

Quando penso cosa significhi essere cattolici in quel Paese, ci chiediamo: noi saremmo capaci di fare altrettanto? Cosa facciamo per aiutare questi nostri fratelli nella fede, tanto perseguitati?

Dobbiamo pregare per loro, che sono vittime di un’atroce repressione e convivono quotidianamente col dolore. Ma è necessario spronare le istituzioni internazionali ad intervenire.

E, per farlo, è necessario far sapere quel che là accade e che spesso i grandi media tacciono. Per questo intendiamo lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione online.

I social consentono di arrivare a tanti in poco tempo ed in modo sicuro e veloce. Ma hanno un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!

Le nuove normative, introdotte dal Partito Comunista Cinese, sono vergognose! Vietano a sacerdoti e catechisti di «diffondere o inculcare idee religiose ai minori attraverso Internet».

Capisci? Impediscono di «indurre alla fede religiosa» e di educare spiritualmente i giovani. Anche la predicazione non autorizzata con dirette, video o incontri online è proibita.

Niente «culti o Messe», né tanto meno è consentita la distribuzione o l’invio di pubblicazioni religiose tramite web.

Non si possono nemmeno «raccogliere fondi per la costruzione di luoghi destinati ad attività religiose» o per celebrazioni online, men che meno se provenienti dall’estero.

Chi disobbedisce, rischia pesanti sanzioni «in conformità con le disposizioni delle leggi e dei regolamenti amministrativi pertinenti». Che possono significare anche la galera.

E tutto questo per aver fatto catechismo o celebrato una Messa online! Ti rendi conto della mostruosità di tutto questo?

Da anni Pechino sta sempre più inasprendo le pene, inventandosi “reati” inesistenti, pur di irregimentare la fede nella morsa comunista col pretesto della “sicurezza nazionale”.

Nonostante l’accordo “provvisorio” sottoscritto col Vaticano ormai da sette anni, molti sacerdoti ed alcuni Vescovi han deciso di non registrarsi presso l’Associazione Patriottica Cattolica Cinese.

E questo per un motivo molto semplice: perché significherebbe riconoscere l’autorità del Partito e la sua supremazia su Roma, sulla Chiesa e sul suo Magistero.

Capisci perché ancora oggi esiste una Chiesa “clandestina”? Non possiamo essere spettatori passivi ed indifferenti di fronte ad un simile obbrobrio!

Dobbiamo reagire! Innanzi tutto con la preghiera. E poi lanciando una vasta campagna di sensibilizzazione, per far sapere quel che realmente accade.

Aiutaci a promuoverla, con la tua migliore offerta, così che tutti sappiano sino a quale punto di ferocia possa spingersi l’ideologia comunista.

Ti facciamo solo un esempio: lo sai che in Cina sono vietati anche i funerali religiosi? e che vengono rimosse croci e simboli dalle lapidi?

Il comunismo ha paura anche dei morti. Per questo dobbiamo tutti insieme dire basta!

 

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