Hanno ucciso i nostri fratelli cristiani mentre pregavano. Diamo voce al loro dolore!

Hanno ucciso i nostri fratelli cristiani mentre pregavano. Diamo voce al loro dolore!

In Nigeria, la scia di sangue sembra non fermarsi mai.

Nello Stato di Plateau, il 15 ottobre, tredici cristiani sono stati massacrati in due piccoli villaggi — Rachas e Rawuru — durante le preghiere serali.

Le immagini che arrivano da lì sono devastanti: fosse comuni scavate in fretta, croci improvvisate di legno, volti scavati dal dolore, madri che stringono il corpo dei figli, uomini che scavano con le mani nude per dare una sepoltura ai propri cari.

Gli assalitori, un gruppo armato di pastori Fulani, hanno colpito con violenza cieca, mentre la comunità si raccoglieva in preghiera.

“Abbiamo sentito i colpi, poi le urla. Hanno bruciato le case, sparato sui fedeli, distrutto tutto ciò che avevamo costruito, racconta un testimone del centro missionario di Rawuru.

Due membri della missione sono stati uccisi sul posto, altri sono fuggiti nei boschi con i bambini in braccio, inseguiti dalle fiamme.

Nella comunità vicina di Lawuru, gli aggressori hanno freddato due contadini e rubato il loro bestiame. Le autorità locali hanno confermato la simultaneità degli attacchi, segno di una pianificazione accurata.

“Li abbiamo avvertiti che saremmo stati colpiti, ma nessuno è intervenuto. Ora i nostri fratelli e sorelle sono morti, e le nostre case distrutte”, ha detto un leader religioso di Rawuru, chiedendo di restare anonimo per paura di ritorsioni.

Secondo l’organizzazione International Christian Concern, gli aggressori erano spinti da un’ideologia estremista e da un chiaro obiettivo: allontanare le comunità cristiane indigene dalle loro terre.

Paul Tadi-Tok, leader distrettuale di Heipang, ha parlato di una “pulizia silenziosa” contro le famiglie cristiane: contadini costretti a fuggire, chiese rase al suolo, bambini che crescono senza sapere cosa significhi vivere in pace.

E mentre le chiese piangono i morti, la paura cresce. Ogni preghiera può essere interrotta dai colpi di arma da fuoco.

In questo scenario di terrore, le comunità cristiane locali lanciano un appello accorato: “Non dimenticateci. Fate sapere al mondo che stiamo morendo perché crediamo in Cristo.”

Ecco perché la preghiera da sola non basta. Pregare è fondamentale, ma non possiamo limitarci a questo: dobbiamo agire!

Con il tuo prezioso aiuto, possiamo potenziare la nostra vasta campagna di sensibilizzazione online ed amplificare la voce di queste comunità dimenticate, mobilitare coscienze e pressioni politiche.

Ogni contributo aiuta a spezzare il silenzio che copre la sofferenza dei cristiani perseguitati. Contiamo su di te!

Ma la persecuzione non si ferma ai confini della Nigeria.

In Ciad, le comunità cristiane denunciano una lenta ma inesorabile marginalizzazione.

Le istituzioni pubbliche vengono progressivamente monopolizzate dall’Islam, e la neutralità religiosa sancita dalla Costituzione è ormai solo sulla carta.

Chiese vandalizzate, sacerdoti minacciati, cristiani esclusi dalle posizioni di autorità o dalle borse di studio.

Padre Simon-Pierre Madou, parroco a N’Djamena, è stato insultato e aggredito dalle forze di sicurezza mentre cercava di filmare la profanazione della sua chiesa.

Intanto Boko Haram, che opera nei Paesi vicini, continua ad attaccare villaggi cristiani, bruciando case, uccidendo pastori, cancellando intere comunità. Solo nel 2023, in un solo mese, ha ucciso oltre 60 fedeli.

E tutto questo accade nel silenzio assordante di chi dovrebbe difendere la libertà di fede.

In Turchia, invece, la repressione assume un volto più “istituzionale”, ma non per questo meno crudele.

Le minoranze cristiane vengono ormai considerate “minacce alla sicurezza nazionale”. Il governo ha cominciato a espellere missionari, a chiudere chiese, a revocare permessi di soggiorno.

Un uomo, nato e cresciuto in Turchia, si è sentito dire dalla polizia che la sua casa era “inadatta a un musulmano” e per questo è stato dichiarato persona non grata nel suo stesso Paese.

Non è più solo intolleranza: è repressione sistematica. È l’uso del potere per cancellare la fede!

In Nigeria, in Ciad, in Turchia… e in tanti altri luoghi del mondo, milioni di cristiani vivono con la paura di essere uccisi, arrestati o espulsi solo perché credono.

Ma noi possiamo essere la loro voce!

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Non lasciamo soli i nostri fratelli! Insieme possiamo far sì che il mondo li ascolti.

 

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