Il fascismo dei cosiddetti antifascisti
Non c’è niente da fare. La sinistra non impara nulla dalla storia e continua imperterrita a vivere nella sua bolla, fuori dalla realtà.
Lo abbiamo visto nella manifestazione di sabato scorso a Firenze. Una mobilitazione che ha riunito tutte le varie anime della sinistra italiana, unite da un unico collante: l’antifascismo.
Peccato però che il fascismo sia morto e sepolto da decenni ormai! O forse no. Perché a quanto pare continua a vivere e a crescere solo nella testa di Elly Schlein, di Maurizio Landini, di Giuseppe Conte e dei membri dell’Anpi. Insomma, di tutti coloro che sono scesi per strada a Firenze.
Sono loro gli unici a parlare di fascismo un giorno sì e l’altro pure. Sono loro i veri e unici nostalgici. Perché se non sventolassero lo spauracchio del fascismo, si troverebbero senza lavoro, senza idee, senza una ragione per fare politica.
La sinistra italiana è ormai talmente fallita e vuota, da non restarle altra scelta che rifugiarsi in un mondo tutto suo. E se ciò riguardasse i singoli, non avremmo nemmeno molto da obiettare: sarebbero solo fatti loro!
Il problema però è che con le loro follie ammorbano l’intero dibattito politico italiano. E siamo noi cittadini, che abbiamo questioni ben più serie e ben più gravi da affrontare, a pagarne le conseguenze.
Comunque, oltre al raduno dei novelli antifascisti che lottano contro un presunto fascismo in nome di una nuova e non meglio definita Resistenza (Contro chi? Chi sarebbe l’invasore? Forse gli italiani che in maggioranza e DEMOCRATICAMENTE hanno mandato al governo Giorgia Meloni?), c’è un altro fatto salito agli onori della cronaca.
A Milano qualcuno ha esposto le immagini della Meloni e del ministro Valditara a testa in giù. È accaduto al liceo Giosuè Carducci, che guarda caso si trova proprio vicino piazzale Loreto.
In questi casi viene sempre spontanea la stessa domanda: cosa sarebbe accaduto se oggetto di tale ingiuria fossero stati la Schlein o qualche altro esponente della sinistra? La risposta è scontata…
Tuttavia, nel mezzo di questo clima di odio, c’è anche una buona notizia.
Infatti, il preside del Carducci ha voluto condannare esplicitamente quanto avvenuto nella sua scuola.
Nella circolare inviata agli studenti, ai docenti e a tutta la comunità scolastica, ha stigmatizzato “un gesto di qualche isolato ma brutale, brutto, violento e pesante”, aggiungendo che “il Liceo Classico Statale Giosuè Carducci di Milano è da sempre e sempre più uno spazio plurimo, aperto, pacifico: democratico! Oggi abbiamo ricevuto un danno, doloroso, rispetto a tutto quello che in questa scuola si sta facendo”.
E ancora: “Non vogliamo che i nostri studenti siano vittima di un circuito, banale, che banalizza la stessa lettura della realtà". Infine, il dirigente scolastico ha messo tutti in guardia dal pericolo di “rimanere incagliati in linguaggi vecchi, logori e cupi, che alzano muri. Il carducciano è rigoroso e non accetta la logica da curva violenta”.
Un modo di reagire ben diverso dalla collega Annalisa Savino, preside del Liceo Da Vinci di Firenze, che la settimana scorsa ha diramato una circolare in cui invece metteva in guardia dalla minaccia fascista (ma quale?), e che ha partecipato al corteo antifascista di sabato (come volevasi dimostrare!).
La scuola non deve essere luogo di indottrinamento ideologico e faziosità. Tutti possono avere le loro idee. E devono avere il diritto di esprimerle. Ma a quanto pare a sinistra hanno paura della libertà. Preferiscono il conformismo e vogliono imporlo. Con le buone o con le cattive.
In fondo, aveva tristemente ragione Mino Maccari, secondo cui “il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l’antifascismo”.