Il "Gretinismo" ci ucciderà!

Il "Gretinismo" ci ucciderà!

In libreria è appena uscito un saggio che sembra essere alquanto interessante.

Si tratta di “Overgreen. L’altra faccia della rivoluzione verde” (la Bussola, Roma) di Salvatore Di Bartolo. Il testo ha anche un sottotitolo significativo: “Come il ‘Gretinismo’ può distruggere l’economia e i capisaldi della cultura europea”.

A quanto si apprende dalle prime recensioni, l'autore analizza quelli che potrebbero essere gli effetti sull’economia e sulla cultura europea ed occidentale dell’ambientalismo sfrenato, legato ad un’ideologia green sempre più dominante.

Valuta inoltre i possibili impatti delle direttive in fase di adozione in sede comunitaria, la cui applicazione potrebbe imporre ai cittadini italiani ed europei degli abnormi sacrifici economici negli anni a venire.

Come si legge in quarta di copertina,

«molti e ancora indecifrati restano gli interrogativi che aleggiano attorno alla rivoluzione verde. La posta in gioco è altissima: ad essere a repentaglio sono l’economia e il futuro di un’Europa sempre più svuotata e ormai in perenne crisi d’identità e di valori. E non solo.

Anche i capisaldi della cultura occidentale rischiano tragicamente di crollare sotto le invettive dei profeti della nuova ideologia dominante, del nuovo “oppio dei popoli”, di quell’autentica religione civile che conta ormai più proseliti d’ogni altra religione d’Occidente: l’ecologismo».

Il testo ha la prefazione di Vittorio Sgarbi, di cui si raccomanda la lettura. Perché è breve. E soprattutto perché costituisce un valido strumento per resistere alla martellante propaganda verde che ormai ci propinano tutti.

Sgarbi dice che Di Bartolo afferma sì l’importanza di salvaguardare il pianeta e la necessità di politiche ambientali, ma a differenza dei fanatici verdi seguaci di Greta, ragiona usando la logica e il buon senso, «contro il conformismo autolesionistico di un’Europa senza anima e dalle idee confuse».

«Lottare contro i cambiamenti climatici e il degrado ambientale - prosegue - non deve significare distruggere la nostra identità, fondata nell’arte, nella tradizione e nella storia di cui siamo nutriti. Solo da una cultura “vuota dall’interno”, come la definì Benedetto XVI, possono nascere gli scombiccherati progetti per un “futuro ecosostenibile” che Di Bartolo prende di mira in questo suo libro, ispirato da un ragionevole pragmatismo. Progetti tutti indirizzati a sconvolgere la vita quotidiana di ognuno di noi, oltretutto senza vantaggi significativi per le comunità».

E ancora:

«La conversione forzata all’auto elettrica minaccia un incremento dei disoccupati e il grave problema delle batterie da smaltire. La ristrutturazione del 75% delle nostre case per il cosiddetto “efficientamento” energetico prevede una spesa di oltre un miliardo e mezzo di euro per ridurre le emissioni nocive di un ridicolo 0,11%. I cibi saranno divisi tra buoni e cattivi, attraverso etichette con colori (dal verde al rosso) e lettere (dalla A alla E) come quelle sui pacchetti delle sigarette, che metteranno in guardia dall’olio, dal formaggio e dal vino per indirizzarci verso le carni in provetta, i prodotti sintetici e le proteine del futuro: gli insetti. Perfino i morti dovranno avere la sepoltura “green”: un compostaggio del cadavere immerso nel materiale organico per concimare giardini e terreni […].

Di Bartolo vede nella “zavorra ideologica” dell’ecologismo il peggio di due fedi tramontate, quella religiosa e quella marxista: perché la religione ecologica si dimostra così poco umanistica da amare la natura e odiare l’uomo. Allo slogan dello sviluppo sostenibile, Di Bartolo contrappone quello di un ambientalismo sostenibile. Il resto è autolesionismo antioccidentale».

Attribuzione immagine: By Markus Schweizer - Own work, CC BY-SA 4.0, Wikimedia
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