Il vero problema è chi lucra sulla pelle dei migranti

Il vero problema è chi lucra sulla pelle dei migranti

La tragica morte dei 66 migranti avvenuta domenica sulle coste di Cutro, in Calabria, non può lasciarci indifferenti.

Al riguardo, ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella sua audizione in commissione Affari costituzionali al Senato, ha detto che “c’è un’indagine in corso alla quale nessuno si sottare”.

Purtroppo, come sempre accade, la tragedia è diventata pretesto di polemica politica. Da una parte e dall’altra c’è sempre chi sfrutta questi drammi per i propri interessi di partito.

Tuttavia, astraendo per un attimo dal fatto in sé, occorre mettere in chiaro alcuni punti.

1. Innanzitutto va ricordato che chi fugge da guerre e persecuzioni può usufruire del diritto di asilo e dello status di rifugiato. E ha ovviamente tutto il diritto di farlo. Così come è pienamente legittimo lasciare il proprio Paese per cercare migliori condizioni di vita all’estero. In quest’ultimo caso, è chiaro però che va garantita la gestione dei flussi, in base alla capacità di accoglienza dei singoli Stati.

2. Premesso tutto ciò, il traffico di esseri umani va fermato. Come? Ad esempio favorendo l’immigrazione regolare, stringendo contemporaneamente accordi con i Paesi in cui i migranti transitano e soprattutto chiedendo all’Europa di intervenire.

3. Quindi bisogna dire basta ai viaggi in mare su barconi di fortuna! Questi favoriscono solo gli scafisti, gente senza scrupoli che lucra sulle disgrazie del prossimo e sfrutta disgrazie come quella avvenuta in Calabria per esercitare pressione sugli Stati, specialmente quando questi ultimi decidono di implementare politiche più restrittive sull’immigrazione.

4. C’è poi un dato emerso sempre ieri, durante la presentazione a Roma della Relazione annuale sull’attività dell’intelligence 2022. Il sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano ha detto che le attività di soccorso delle Ong, pubblicizzate sui social network, di fatto favoriscono i trafficanti. “È un fatto oggettivo – ha chiarito –. Non comporta considerazioni etiche. Se piazzo navi al limite delle acque territoriali aumento la probabilità che barchini di fortuna partano, nella certezza di incontrarle”.

Concludendo, siamo tutti d’accordo che occorre soccorrere e salvare chi sta affogando in mare. Ma nello stesso tempo non si deve poi accogliere tutti, indiscriminatamente. Questa politica, tanto cara alla nostra sinistra, in realtà non fa altro che favorire la tratta degli esseri umani.

E ricordiamo sempre quanto da anni vanno dicendo vescovi e cardinali africani e mediorientali, i quali non cessano di far presente che l’immigrazione dai Paesi d’origine è un dramma e purtroppo spesso non risolve ma aggrava i problemi. L’Africa ha bisogno degli africani per potersi sviluppare e crescere.

Forse per alcuni sono parole scomode o politicamente scorrette. Ma di certo non possono essere tacciate di razzismo, né di populismo.

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