La censura verde non risparmia nessuno!
Con la scusa dell’ecoansia e di altre pagliacciate di questo tipo, in gioco c’è la nostra libertà.
Sì, perché la moda del momento è piangere per il cambiamento climatico (ne sa qualcosa il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin). E chiunque si rifiuti di prestarsi a queste pantomime, viene censurato e condannato.
Il prof. John Clauser, premio Nobel per la Fisica nel 2022, è una delle ultime vittime del totalitarismo verde.
Avrebbe infatti dovuto tenere una conferenza il 25 luglio scorso per il Fondo Monetario Internazionale (IMF). Ma… l’evento è stato cancellato. La decisione è stata presa dal direttore dell’IMF, Pablo Moreno.
Il motivo?
Clauser ha la gravissima colpa di contestare alcuni dogmi in materia di “emergenza climatica”.
Il premio Nobel fa parte della “coalizione CO2” americana, che è una delle principali organizzazioni scientifiche realiste sul clima.
E ciò che pensa in materia è molto chiaro:
“La narrativa comune sul cambiamento climatico costituisce una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone. La fuorviante scienza del clima si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica. A sua volta, se ne è fatto il capro espiatorio di una miriade di mali non correlati. È stata promossa e portata avanti da agenti di marketing aziendale, politici, giornalisti, agenzie governative e ambientalisti altrettanto fuorvianti.
A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultima viene inutilmente esacerbata da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata”.
Un mese fa Clauser aveva ribadito le sue posizioni parlando ad una conferenza in Corea del Sud:
“Il cambiamento climatico non è una crisi … non c’è alcuna reale crisi climatica, il cambiamento climatico non è la causa degli eventi meteo estremi”.
E aveva attaccato frontalmente l’Intergovernmental Panel on Climate Change, definito “una delle peggiori fonti di pericolosa disinformazione”.
Insomma, nonostante le censure, esistono anche scienziati che pensano con la loro testa e non seguono le imposizioni dell’ideologia green.
Il governo italiano farebbe bene ad ascoltare questi, piuttosto che le attricette piangenti per la cosiddetta ecoansia!