La jihad islamica provoca altri morti e spaventa il mondo

La jihad islamica provoca altri morti e spaventa il mondo

La jihad islamica continua nella sua opera di persecuzione, versando sangue cristiano.

Un altro massacro, a colpi di machete e pistola, è avvenuto lo scorso 17 luglio nei villaggi cristiani di Kekele e Kokola, in Congo.

Gli attacchi, avvenuti nelle prime ore del giorno, sono stati coordinati dai terroristi islamici dell’ADF, le cosiddette Forze Democratiche Alleate.

Pesantissimo il bilancio: 13 morti e numerosi feriti. Le loro abitazioni e la chiesa sono state incendiate. L’unica “colpa” delle vittime è stata quella di credere in Cristo.

Il panico domina nella regione. L’unico conforto giunge dalla fede. L’ADF ha intensificato, infatti, gli attacchi alle comunità cristiane, provocando morte e distruzione ovunque.

I superstiti denunciano che la strategia è deliberata e mira ad imporre l’islam, impedendo il diritto alla libertà di culto e spezzando qualsiasi forma di resistenza.

La Chiesa locale si è subito mobilitata per prestar soccorso ai sopravvissuti, ricostruire le loro case e le chiese distrutte. Ma le ferite, fisiche e psicologiche, restano…

L’ADF è una milizia islamica legata all’Isis. È sorta negli Anni Novanta in Uganda ed è ben presto diventata una delle sigle più violente di tutta l’Africa centrale.

Pratica uccisioni di massa, rapisce intere comunità e dà fuoco a case e chiese. Lo scorso febbraio ha sequestrato e poi massacrato 70 cristiani a Mayba, all’interno della chiesa di Kasanga.

Preghiamo per questi fratelli nella fede, atterriti per i lutti e per l’orrore che li circonda. Ma come farlo, se si ignora l’accaduto? I grandi media, per lo più, tacciono queste notizie, pur gravissime.

La prima urgenza è allora quella di far sapere. La seconda è quella d’esser loro vicini, sostenendo la cura pastorale e materiale operata dalla Chiesa sul posto.

Ti chiediamo di contribuire per rendere possibile tutto questo. Come? Aiutandoci a promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione, che informi davvero su questi massacri.

I social rappresentano il modo più veloce per raggiungere tanti in poco tempo. Contattare però gli oltre 26 milioni di Italiani iscritti a Facebook ha un costo, che da soli non potremmo sostenere.

Insieme, possiamo farcela. È molto importante! Non pensiamo che la jihad sia un orribile mostro, che colpisce soltanto lontano da noi, in Africa. Perché non è così.

Immagina di recarti in Cattedrale a pregare. Ti inginocchi e volgi lo sguardo al Crocifisso. In quel momento un uomo armato di coltello fa irruzione e minaccia i presenti al grido di «Allah akbar!».

Terribile, vero? È quanto accaduto lo scorso 19 luglio nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore, a Marsiglia. L’uomo, alla fine, è stato arrestato.

Ma Marsiglia non è nuova a fatti di questo tipo. Recentemente è capitato anche in un bar ed in un supermercato. La cassiera aveva il coltello puntato alla gola.

In tutti e due i casi i delinquenti sono entrati urlando il Takbïr, nome proprio dell’espressione «Allah akbar!», agli avventori, dicendo ch’erano «infedeli» e che li avrebbero sgozzati tutti.

Non è strano in una città, in cui la presenza di immigrati musulmani è molto forte, 200.000 residenti su di un totale di 870.000 abitanti.

Marsiglia non dimentica l’attentato terroristico patito il primo ottobre 2017, quando alla stazione di Saint-Charles due giovani donne sono state uccise a coltellate da un clandestino tunisino.

L’uomo venne freddato da alcuni soldati di pattuglia, mentre urlava «Allah akbar!». È lo stesso grido risuonato lo scorso giugno in una chiesa nell’Alta Vienne.

Anche qui un giovane armato di coltello aveva fatto irruzione, minacciando i fedeli con un’arma da taglio.

Non si tratta di semplici episodi, è l’immigrazione incontrollata a produrre questi risultati. Opera della jihad è la decapitazione del prof. Samuel Paty nell’ottobre 2020.

Lo è anche il gravissimo attentato sferrato a Parigi nel gennaio 2015 presso la sede del giornale Charlie Hebdo. Tragico il bilancio: 12 morti e 11 feriti.

Nonché, sempre a Parigi, gli assalti del novembre 2015 con 130 morti e 413 feriti, nell’aprile 2017 con un morto e 2 feriti, nonché nel dicembre 2023, sempre con un morto e 2 feriti.

Lo sono anche gli attentati di Tolosa e Montauban del marzo 2012 con un bilancio di 7 morti e 5 feriti.

Nonché l’attentato contro il Christkindlesmärik, il mercatino natalizio di Strasburgo, con un bilancio di 5 morti e 11 feriti.

E che dire dell’attentato nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray del luglio 2016, in cui venne sgozzato don Jacques Hamel e ferito gravemente un fedele?

Il triste elenco potrebbe continuare. Tutto questo è frutto dell’immigrazionismo selvaggio. I Francesi sanno di non poter sottovalutare questi lutti. E non dovremmo farlo nemmeno noi.

Il fatto è che i giornali danno notizia solo dei casi eclatanti. Ma del terrore provocato nelle scorse settimane nella Cattedrale di Marsiglia, in un bar ed in un ristorante nessuno ha saputo nulla.

È un silenzio complice, quello che protegge il terrorismo islamico, posto così nelle condizioni d’agire nell’ombra.

Dobbiamo pregare per tutti questi fratelli, vittime, in un modo o nell’altro, della jihad. Ma, per farlo, dobbiamo anche essere informati di quel che accade.

Per questo ti chiediamo di aiutarci, con la tua miglior offerta, a lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione, per poter informare davvero la gente.

Che nessuno più debba sentir urlare il Takbïr accanto a sé.

 

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