La lotta per la fede dei cristiani in Arabia Saudita e Iran!

La lotta per la fede dei cristiani in Arabia Saudita e Iran!

Oggi vogliamo mettere sotto i riflettori la difficile condizione che le comunità cristiane affrontano quotidianamente in Arabia Saudita e Iran.

Questi due paesi occupano rispettivamente il 13° e il 9° posto nella World Watch List, classificandosi tra le nazioni più ostili al mondo per la vita dei cristiani.

Ogni giorno, i cristiani in queste terre devono affrontare sfide estreme, lottando per mantenere viva la loro fede in un ambiente che nega loro i diritti fondamentali e la libertà di culto.

In Arabia Saudita è nato l’islam e solo l’islam vi è ammesso.

Ogni altra religione è bandita e va considerato un grosso passo avanti il fatto che di recente essere cristiani non significhi più rischiare la vita o l’espulsione, a condizione di praticare la fede con estrema discrezione.

Non esistono chiese e i cattolici, circa un milione in gran parte immigrati per motivi di lavoro, possono solo pregare in casa, in privato. Per ricevere i sacramenti e partecipare a una messa quando possono si recano negli altri paesi del vicariato del Nord di cui l’Arabia Saudita fa parte: Bahrein, Kuwait, Qatar.

Nonostante le immense difficoltà e le restrizioni oppressive, la luce della fede cristiana continua a brillare con una forza straordinaria!

Infatti, i cristiani possono rimediare in parte usando internet per avere notizie dal Vaticano, per sentirsi parte della comunità dei credenti, per disporre della Bibbia, dei messali, dei testi sacri che non è facile introdurre nel paese.

Benché continui a mancare la possibilità di andare in chiesa e la libertà di culto sia tuttora negata, possono formarsi on line, assistere “da remoto” alla messa, collegarsi via zoom con altre comunità, comunicare tramite la posta elettronica e le reti social con il resto del mondo cristiano.

Tutto questo è possibile grazie al principe ereditario Mohammad bin Salman, sotto la cui guida i controlli e il rigore sono stati allentati, il potere della polizia religiosa e dei volontari della morale ridimensionati.

Queste sono le parole rilasciate all’agenzia di stampa AsiaNews da una personalità diplomatica, sotto anonimato, che conosce bene l’Arabia Saudita in merito alla situazione dei cristiani e dei cambiamenti in atto: “Pur restando la culla dell’islam sunnita, con i due luoghi più importanti per la fede musulmana, la Mecca e Medina, il regno (wahhabita) registra un significativo cambiamento.

Un tempo vi era una sistematica censura di tv, internet e social mentre ora vi sono più di connessione con l’esterno. Ciò è evidente anche per la Chiesa cattolica con la formazione dei ministri laici e dei responsabili di comunità ed ogni incontro, privato, è un momento di gioia”.

Questo cambiamento accende un barlume di speranza, ma non può bastare!

Per questo chiediamo il tuo aiuto. Un aiuto prezioso, per amplificare sempre più la nostra importante campagna di sensibilizzazione.

In Iran invece, i membri delle chiese cristiane tradizionali vedono la loro fede tollerata ma sono trattati come cittadini di seconda classe. Non possono celebrare culti o leggere la Bibbia, né avere contatti con cristiani convertiti dall'islam.

Per i cristiani convertiti dall'islam, la situazione è ancora più drammatica: la conversione è illegale, e i convertiti rischiano arresti e lunghe detenzioni, accusati di crimini contro la sicurezza nazionale. Durante la prigionia, possono subire torture e abusi.

Infatti, negli ultimi mesi, le autorità iraniane hanno intensificato la repressione verso i cristiani ex-musulmani e verso coloro che sono attivi nel proselitismo, con pesanti condanne e carcere.

Per esempio, nel mese di giugno, il Tribunale rivoluzionario di Ahvaz ha dichiarato colpevoli otto cristiani arrestati a fine 2023 nella città occidentale di Izeh.

La loro fede è una lotta continua contro un sistema oppressivo che tenta di soffocarla a ogni costo!

Nelle recenti elezioni iraniane, il riformista Masoud Pezeshkian ha battuto l’ultraconservatore Saeed Jalili. È tuttavia improbabile che il nuovo presidente possa cambiare la situazione della minoranza cristiana in tempi brevi.

A tal proposito, riportiamo le parole di Michael Bosch, analista presso il dipartimento World Watch Research di Porte Aperte/Open Doors: “La sua elezione non porterà alcun cambiamento radicale, perché il potere non è nelle mani di chi è stato eletto. Durante il mandato di Rouhani, il precedente presidente moderato, le proteste sono state represse nel sangue e i cristiani hanno continuato a essere incarcerati.

Quindi, gli arresti e le pesanti pene detentive continueranno, soprattutto perché il regime sa di non avere molto sostegno e per questo deve reprimere duramente ogni dissenso.”

È urgente che tutti sappiano, che tutti siano informati di queste situazioni.

La tua generosità consente di dar voce a chi non ne ha, di proteggere tutti i cristiani perseguitati, di denunciare con forza le ingiustizie che sono costretti a subire.

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