La ricetta contro la povertà

La ricetta contro la povertà

Da pochi giorni è uscito un nuovo libro dello storico, sociologo e giornalista tedesco Rainer Zitelmann: “Elogio del capitalismo, dieci miti da sfatare” (edito da Istituto Bruno Leoni).

E sono già state pubblicate alcune interviste, nelle quali l’autore dà alcuni spunti di riflessione.

A prescindere da come la si pensi, Zitelmann fornisce dati difficilmente contestabili.

Ad esempio dice che, grazie al libero mercato, la povertà nel mondo si è ridotta notevolmente.

Il mercato – ha dichiarato a Stefano Magni su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 maggio – non è un gioco a somma zero. Come dimostra il puro e semplice fatto che il numero dei miliardari è enormemente aumentato negli ultimi 40 anni, mentre la povertà diminuiva. Se il mercato fosse un gioco a somma zero, questa tendenza non si sarebbe mai realizzata”.

Ed anche sull’ambientalismo non gli si può dare affatto torto. A chi propone decrescita felice, controllo statale dell’economia e ritorno ad una vita di fatto primitiva (e l’Unione europea sembra proprio andare in questa direzione), sbatte in faccia la realtà.

Nella stessa intervista, infatti, precisa:

L’economia pianificata, come mostra la storia, non ha mai risolto alcun problema, men che meno quello dell’ambiente. È assurdo pensare, poi, che si possa ridurre l’emissione di CO2 o esaurire le risorse naturali, se si produce di più. L’economia moderna, post-industriale, sempre più immateriale, ci mostra come possiamo avere sempre di più con sempre meno materiali. Pensiamo solo a quanti dispositivi vengono sostituiti da un semplice smartphone nel palmo della nostra mano: telefono, radio, registratore, lettore di Cd, sveglia, mappe, navigatore satellitare, calcolatrice, bussola, torcia, intere librerie… è anche difficile elencare tutto. Se noi andiamo a vedere come si sono evolute le economie moderne, vediamo che l’aumento del Pil non coincide affatto con quello della CO2. Dopo un certo livello di sviluppo, le due linee si sdoppiano, quella della CO2 tende a non crescere più, per lo meno non alla stessa velocità della crescita economica”.

Il 10 maggio, poi, sul quotidiano La Verità ha ribadito:

In tutti i libri di maggior successo che propongono un programma ambientalista, come quello di Naomi Klein o quello più recente di Greta Thunberg, leggiamo che viaggiare in auto deve essere proibito, volare deve essere proibito, ciascuno deve mangiare meno e sicuramente non proteine e grassi, dovremmo smettere di costruire case e ridurre il riscaldamento in quelle già costruite. Viene rifiutata qualsiasi soluzione pragmatica, la gente deve cedere al panico e il capitalismo deve essere abolito. In generale, gli ambientalisti chiedono un'economia pianificata. Ma è una follia. Se incrociamo l'indice di libertà economica con l'indice di protezione ambientale, vediamo che i Paesi in cui è garantita una maggior libertà economica, che poi sono anche quelli più ricchi, sono maggiormente rispettosi dell'ambiente. Al calare della libertà economica, peggiora anche la tutela dell'ambiente”.

Insomma, anziché cedere ai soliti luoghi comuni, forse sarebbe bene documentarsi un po’. E scoprire così che la soluzione alla povertà ed anche ai problemi ambientali non è certo data dallo statalismo, ma semmai dal libero mercato, da quelli che – per intenderci – chiamiamo capitalismo.

Un capitalismo che, ovviamente, non va mai disgiunto dalla legge morale, come la Chiesa ha sempre insegnato. Un capitalismo cristiano quindi. E dunque anche umano. Ben diverso da certa finanza globale che la fa da padrona negli ultimi decenni.

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