La Rivoluzione comincia dalle scuole. Fermiamola!

La Rivoluzione comincia dalle scuole. Fermiamola!

Ma cosa accade nelle scuole? Siamo davvero preoccupati!

A Pontoise, in Francia, un alunno della scuola superiore “Nicolas Flamel” ha colpito alla testa un insegnante. Gesto, per il quale non è nemmeno stato espulso!

A Lioneil liceo “Louis Lumière” è stato addirittura attaccato con mortai. Questo ha provocato un incendio, che ha causato il ferimento di un docente.

A Béziers presso l’Istituto “Paul Riquet” si succedono ogni giorno aggressioni e minacce di morte ai professori, che, esasperati, hanno organizzato una protesta.

A Rennes presso la locale «School of business» una banda di delinquenti si è introdotta ed ha aggredito gli studenti del campus.

Che cosa, allora, sta succedendo? Ai nostri tempi – e probabilmente anche ai tuoi – si stava in classe in silenzio e si usciva in ordine, muti e in fila per due. E tutti obbedivamo.

I ragazzi di oggi non sono diversi dai ragazzi di ieri. Evidentemente, ad esser cambiato, è solo ed unicamente il metodo educativo usato nei loro confronti, troppo permissivo e qualunquista.

Nel 2019 è uscito un rapporto dell’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization dal titolo «Al di là dei numeri: porre fine alla violenza e al bullismo nella scuola».

In base a tale studio in Europa e negli Stati Uniti quasi 1 studente su 3 (32%) è stato vittima di bullismo da parte dei pari almeno una volta al mese.

Più di 1 alunno su 3 (36%) è stato coinvolto in una violenza con un altro studente e quasi 1 su 3 (32,4%) è stato aggredito fisicamente almeno una volta all’anno.

Il problema non è quindi solo francese o solo italiano… Il problema è mondiale, quanto meno è diffuso nel cosiddetto Occidente.

Dimenticate le sue radici cristiane, l’Occidente appare un continente pedagogicamente alla deriva. E questi ne sono i cattivi frutti.

Non possiamo accettare che le cose vadano avanti in questo modo!

Dobbiamo reagire! Come? Attraverso una vasta campagna di sensibilizzazione, che richiami la società a ritrovare la propria anima ed i genitori ad essere veramente tali!

Facebook è lo strumento migliore per raggiungere in modo veloce ed efficace il maggior numero di utenti possibile.

Solo in Italia ci sono 28 milioni di iscritti a questo social. Da soli non potremmo certo raggiungerli tutti. Ma insieme probabilmente ce la facciamo!

Più saremo e più potremo far sentire la nostra voce e pretendere che questo stato di cose, oggettivamente negativo, abbia fine. Non per magia, ma assumendo comportamenti responsabili.

Un altro esempio? A Tourcoing, sempre in Francia, un’insegnante è stata aggredita da una 18enne, cui aveva chiesto di togliersi il velo a scuola.

La ragazza è stata sospesa in attesa di un’udienza disciplinare. Incredibilmente, gli altri insegnanti sono però intervenuti in sua difesa.

Portata in tribunale, dove (guarda caso) si è presentata senza velo, è stata posta dal giudice sotto controllo giudiziario.

Lasciarci prendere per il naso non aiuta né gli adulti nel proprio compito educativo, né i giovani a divenire gli adulti di domani.

Gran parte dei genitori di oggi sono purtroppo figli o nipoti del Sessantotto, questo sciagurato periodo orchestrato dalle Sinistre, in cui si gridava – tra le altre cose – “Vietato vietare”!

Ma a furia di “Vietato vietare” oggi ci ritroviamo di fronte a nuove generazioni, formate troppo spesso da teppisti e selvaggi.

Occorre allora davvero recuperare le nostre radici ed un approccio culturale finalmente adeguato! Non si può concedere tutto senza porre regole precise.

Sai cos’è accaduto negli Stati Uniti ovvero proprio là dove il movimento del Sessantotto è storicamente iniziato?

Uno studente di scuola superiore è stato richiamato dal preside e punito, per aver pregato con altri colleghi durante il tempo libero, tra una lezione e l’altra, negli spazi concessi del campus.

Incredibile, vero?

È accaduto in Colorado presso la Pine Creek High School. Involontario protagonista ne è stato Chase Windebank, studente dell’ultimo anno.

Il giovane si è sentito discriminato a causa del carattere spirituale della sua iniziativa, ma non si è scoraggiato.

Ritenendo che fossero stati calpestati i suoi diritti costituzionali, ha iniziato una battaglia legale, che ha peraltro vinto.

Il Primo Emendamento impone, infatti, alle scuole pubbliche di rispettare la libertà di parola e di espressione religiosa degli studenti.

Colpendo Chase Windebank, si è cercato anche di limitare, senza alcun diritto, la libertà di associazione tra alunni ed il libero esercizio della religione. Un fatto gravissimo!

Per questo, il giovane ha intentato causa presso il tribunale federale contro il suo istituto. Che ha rapidamente accettato di ritirare i propri divieti, illegittimi ed ingiustificati.

In questo modo i vertici della scuola hanno dimostrato cosa voglia dire quando un adulto cessi di fare l’educatore e si comporti come un sessantottino.

Noi siamo tutti Chase. Dobbiamo comportarci come lui!

Non possiamo cedere ai soprusi, ma dobbiamo reagire e riportare l’ordine, anche in campo educativo, dove“altri” vorrebbero il caos.

Aiutaci anche tu a lanciare questa imponente campagna di sensibilizzazione! Credici, è urgente combattere tutti insieme la Buona Battaglia.


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