L'avanzata dei Mohamed

L'avanzata dei Mohamed

Forse non ce ne stiamo accorgendo, eppure l'islamizzazione della nostra Europa sta avanzando. Lentamente. Ma inesorabilmente.

Secondo il canale di informazione Euronews, Mohamed è stato il quarto nome maschile più dato in Europa nel 2021.

Il nome è stato contato da Euronews - in tutte le sue varianti, per consentire di stilare una classifica che tenesse conto delle diverse grafie e ottenere così un risultato rappresentativo - nelle liste ufficiali di tutti i Paesi esaminati, ovvero gli Stati membri dell'Unione Europea, la Norvegia, la Svizzera, ma anche le nazioni inglese e gallese.

Una delle varianti del nome "Mohamed" registrate è "Muhammad". Secondo lo studio, questo è stato il quinto nome più comune dato in Inghilterra nel 2021. A titolo di confronto, nel precedente esperimento di Euronews, nel 2017, il nome non era nemmeno tra i primi dieci del Paese. Uno sviluppo preoccupante, quindi.

Si tratta chiaramente solo di un piccolo segnale. Che però ci fa comprendere verso dove stiamo andando.

Del resto, se noi europei non facciamo più figli, è logico che siano gli immigrati a prevalere.

Vengono alla mente le parole di papa Giovanni Paolo II, quando confidò a mons. Mario Longhi di aver avuto una visione inquietante:

“Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa rispetto a quelle di questo millennio. Si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia all’Egitto, e così via fino alla parte orientale. Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità[1].


[1] V. Pece, La visione di Giovanni Paolo II: «L'islam invaderà l'Europa», La Nuova Bussola Quotidiana, 18.11.2017, https://lanuovabq.it/it/la-vis...


Attribuzione immagine: Di Ernest F - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Wikimedia
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