Nessuna festa, solo persecuzione: per 196 milioni di donne cristiane l'8 marzo è solo dolore!

Nessuna festa, solo persecuzione: per 196 milioni di donne cristiane l'8 marzo è solo dolore!

Nel mondo, 196 milioni di donne cristiane vivono una doppia persecuzione: una per la loro fede e un’altra per il loro genere. 

La loro Festa della Donna non esiste, cancellata dalla violenza, dalla paura, dall'ingiustizia.

Numeri che fanno rabbrividire

Numeri spaventosi emergono dalla World Watch List 2025 di Porte Aperte/Open Doors: 137 milioni di donne adulte e 59 milioni di minori subiscono livelli estremi di persecuzione. 

Questo significa stupri usati come armi di guerra, matrimoni forzati che distruggono l'infanzia, rapimenti per il traffico di esseri umani e segregazioni imposte in casa. 

La persecuzione ha mille volti, tutti spietati!

L’84% dei primi 50 paesi della WWL riporta matrimoni forzati, l’82% violenze sessuali, il 72% violenze fisiche, mentre il 62% segnala segregazione domestica e violenza psicologica. 

Ma questi sono solo i casi denunciati: la realtà è un incubo ben più vasto e sommerso, soffocato dall’omertà e dalla cultura della vergogna.

Le donne cristiane sono le più vulnerabili: in Nigeria, Siria, Pakistan, Myanmar e molte nazioni africane lo stupro è un’arma di guerra usata per umiliare e distruggere intere comunità. 

In Asia, le bambine vengono rapite e costrette a sposare uomini che le privano della loro identità e libertà. 

Nei campi profughi, vengono abusate in cambio di un pezzo di pane. 

La loro umiliazione è sistematica, la loro sofferenza taciuta, il loro dolore ignorato!

Una storia che fa male: il caso di Jorina

Jorina (pseudonimo), nel nord del Bangladesh, ha vissuto l’incubo sulla propria pelle.  

Convertitasi al cristianesimo con il marito, è stata ingannata da un gruppo di donne del suo villaggio. 

L’hanno trascinata in casa, costretta a spogliarsi per cercare un segno del suo credo, umiliandola nel modo più atroce. “È stato il giorno più doloroso della mia vita”, racconta tra le lacrime. 

In paesi come il Bangladesh, dove la comunità è tutto, esiste un’arma silenziosa ma letale: la vergogna. 

Quando le donne del villaggio hanno strappato via a Jorina ogni briciolo di dignità, esponendola all’umiliazione pubblica, sapevano esattamente cosa stavano facendo. 

Non era solo un attacco al suo corpo, ma alla sua anima!

Per troppo tempo, il peso del disonore l’ha ridotta al silenzio, ma Jorina ha trovato la forza di spezzare le catene dell’umiliazione. E ha scelto di parlare.

Un grido di aiuto che non può rimanere inascoltato

Queste donne non sono solo numeri. 

Sono madri che vedono i propri figli strappati via, sono figlie che non possono più sognare un futuro, sono sorelle che vengono vendute come schiave, sono esseri umani privati della loro dignità, del loro corpo, della loro libertà. 

Ogni giorno vivono con la paura, con la consapevolezza che il prossimo colpo potrebbe essere il loro ultimo respiro. Ma non possiamo permettere che il loro grido cada nel silenzio!

Unisciti a noi nella lotta per abbattere il muro dell'indifferenza e dare finalmente voce a chi non può farsi sentire.

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Insieme, possiamo illuminare l’oscurità della persecuzione e ridare speranza a queste donne. Non girarti dall’altra parte! Non lasciarle sole!

 

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