Perché nessuno parla più della persecuzione della Chiesa in Cina?
Ci ha molto addolorato quanto ho letto sull’agenzia LifeSiteNews.
Roma ha taciuto sulla morte dell’eroico vescovo cinese, mons. Julius Jia Zhiguo, figura di spicco della Chiesa clandestina. Il Vaticano non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica in merito.
Questo prelato, deceduto all’età di 90 anni, ha subìto per 63 anni persecuzioni e ripetuti, prolungati arresti ad opera del Partito Comunista al potere, solo a causa della sua profonda fede.
Si è sempre rifiutato di sottomettersi alla Chiesa di Stato, fasulla e sacrilega, creata ad hoc dal regime, perché fosse ad esso fedele e non a Cristo.
In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel 2016, mons. Jia Zhiguo ha spiegato come sia riuscito a sopportare una persecuzione tanto terribile:
«Tutto ciò di cui avevamo bisogno era avere Dio nel nostro cuore. A volte le difficoltà possono anche aiutarci a crescere, ad avere fiducia e ad amare Gesù», ha affermato.
Parole toccanti, che rappresentano una lezione per l’Occidente. Ci spiace davvero che la sua recente scomparsa non abbia suscitato alcuna reazione ufficiale da parte del Vaticano.
E ciò proprio mentre stanno crescendo le tensioni nella Chiesa sull’accordo sino-vaticano, provvisorio ma in vigore ormai già dal 2018.
Tale accordo ha concesso al Partito Comunista Cinese autorità nella nomina dei Vescovi, come se si trattasse di un interlocutore credibile, il che non è.
Molti membri della Chiesa Cattolica clandestina in Cina si sentono ormai abbandonati da Roma. Su L’Osservatore Romano è stato scritto che l’accordo era in nome dell’«unità».
Bene, se questo era l’obiettivo, di certo, a distanza di sette anni, si può dire che non sia stato raggiunto, mentre la persecuzione dei Cattolici in quel Paese prosegue, facendosi anzi più crudele.
Il leader Xi Jinping ha promosso con rinnovato vigore la “sinizzazione” della Chiesa in Cina. Il clero, che dal pulpito non divulghi contenuti comunisti, viene arrestato.
Chi non intoni canti di partito durante le cerimonie religiose o non diffonda materiale di propaganda durante le attività confessionali rischia di finire dietro le sbarre.
I sacerdoti, che non si sottomettono al Partito, spesso spariscono nel nulla. Di molti, troppi Vescovi imprigionati non si hanno notizie da troppo tempo.
Perché nessuno in Occidente ne parla? Perché si continuano a stringere accordi commerciali con la Cina, facendo finta di non vedere e di non sentire?
Calpestare in questo modo i diritti umani e calpestare la croce di Cristo, perseguitando ogni giorno i fedeli cattolici, non significa proprio niente? Non tocca le nostre coscienze?
Ti chiediamo: opponiamoci a tutto questo! Stiamo vicini a questi nostri fratelli nella fede non solo con la preghiera, ma anche protestando con forza contro la loro persecuzione!
Intendiamo promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione, che faccia sapere ciò che sta realmente accadendo.
E per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto, perché i social, che sono il mezzo più veloce per contattare tanti in poco tempo, hanno un costo, di cui da soli non riusciamo a farcene carico.
Sensibilizzare è importante, poiché consente di fare massa critica, rendere forte la nostra protesta e trovare nuovi amici pronti ad unirsi a noi in questa battaglia per la Fede!
Dall’inizio del 2022, almeno 10 sacerdoti cattolici della Chiesa clandestina, in Cina, sono stati sequestrati nella provincia di Hebei.
Nel febbraio scorso il vescovo Peter Shao Zhumin di Wenzhou ha ricevuto una multa da 25.000 euro, per aver celebrato pubblicamente la S. Messa!
Essendosi rifiutato di pagare la sanzione, è stato trattenuto per diversi giorni in carcere, ma poi è stato di nuovo arrestato poco dopo, per impedirgli di celebrare i riti della Settimana Santa!
Sono molti i fedeli appartenenti alla Chiesa clandestina, quindi fedele a Roma, incarcerati, senza che nessuno sappia dove siano.
Tra questi i vescovi Joseph Zhang Weizhu e James Su Zhimin. Quest’ultimo è stato arrestato durante una processione nel 1996, ma aveva già trascorso in precedenza 26 anni in galera.
Il carcere in Cina non è, come in Occidente, solo un luogo di detenzione, ma significa anche lavori forzati in campi appositamente allestiti chiamati «laogai».
Tutto questo è stato ben documentato proprio quest’anno dall’USCIRF-Commissione degli Stati Uniti sulla Libertà Religiosa Internazionale.
Nel suo rapporto annuale ha evidenziato come le autorità cinesi «abbiano arrestato, fatto sparire con la forza e si siano rifiutati di rivelare l’ubicazione di sacerdoti cattolici».
L’unica loro colpa? Quella di rifiutarsi di servire il Partito Comunista e far parte quindi della Chiesa cattolica fedele a Roma, costretta alla clandestinità.
Non rendiamoci complici di tutto questo col nostro silenzio! Aiutaci, con la tua migliore offerta, a lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione per far sapere ciò che sta realmente accadendo.
Fermiamo la persecuzione dei cattolici in Cina!