Ci faranno tornare alle capanne?

Ci faranno tornare alle capanne?

C’è il serio pericolo che ci esproprino la casa. Sì, proprio così. Infatti, nel Parlamento europeo si sta per discutere la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici. Il testo, presentato dalla Commissione europea, dovrebbe essere votato dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia il prossimo 9 febbraio e poi iniziare il suo iter nell’Europarlamento. Ma in che cosa consiste questa direttiva europea?

Bisogna premettere che la ragione che muove questo genere di provvedimenti è la cosiddetta transizione verde. Per non inquinare, quindi, dovremmo dissanguarci.

Perché in pratica – come scrive il Corriere della sera dell’8 gennaio - la Ue vuole che “entro il 2030 tutti gli immobili residenziali debbano essere in classe energetica E (in genere ne fanno parte le case costruite in Italia tra gli anni 80-90)”. La direttiva inoltre – stando al testo attuale, che auspicabilmente potrebbe essere modificato – punterebbe a un altro obiettivo entro il 2033, vale a dire far passare tutte le case alla classe D, fino a raggiungere, tra il 2040 e il 2050, quota zero emissioni.

Ora, poiché “il 60% degli edifici in Italia si colloca oggi tra la classe F e G”, questo significa che nel giro di pochi anni la maggior parte di noi dovrà ristrutturare la propria abitazione, spesso acquistata con grandi sacrifici, con interventi mirati a ridurre ed eliminare il consumo energetico: cappotto termico interno o esterno, sostituzione degli infissi, nuova caldaia a condensazione.

Tutto ciò ha ovviamente un costo. E non indifferente. Soprattutto per l’Italia, che ha un patrimonio immobiliare storico che non è minimamente paragonabile a nessun altro Paese dell’Unione europea.

E chi pagherebbe? Noi cittadini, ovviamente. La ricaduta economica per gli italiani sarebbe devastante.

Il nostro Paese, infatti, conta circa 12,5 milioni di edifici residenziali. Tra questi, sono ben 11.230.000 le strutture che hanno più di trent’anni e che nella stragrande maggioranza non rispondono ai canoni di risparmio energetico perseguito dalla direttiva europea.

Inoltre, stando ai dati diffusi dall’Associazione nazionale dei costruttori edili, su 12, 2 milioni sono oltre 9 milioni (cioè il 74%) gli edifici – includendo anche i non residenziali - che non rientrano nelle performance energetiche indicate dalla direttiva.

Considerando poi che gli italiani sono per lo più proprietari di immobili (a differenza di altri Stati dove invece è più comune pagare l’affitto), se il provvedimento venisse approvato così com’è ci troveremmo di fatto di fronte ad una patrimoniale camuffata, una “eco-patrimoniale”, che lede i nostri diritti di proprietà.

E che guarda caso riguardano proprio i diritti sulla casa, il simbolo del nostro radicamento, della nostra identità e della nostra appartenenza ad una famiglia.

Senza parlare poi dei danni complessivi che si arrecherebbe al mercato immobiliare. Per ristrutturare gli edifici secondo le nuove norme secondo alcune stime (ottimiste!) ci vorrebbero risorse pari al valore di un anno di Pil italiano.

Inoltre, “moltissimi proprietari non sarebbero in grado di pagare i costi e le case con classificazione energetica cattiva si venderebbero con molta difficoltà e con forte ribasso, sempre che si possano ancora vendere e a Bruxelles non pensino di introdurre, come ventilato nel 2021, il divieto di passaggio di proprietà e di locazione per gli immobili energivori” (Corriere della sera, 13 gennaio).

Insomma, questo è il momento di difendere i nostri diritti, prima che sia troppo tardi. Prima che ci riducano a vivere… nelle capanne, le uniche vere e assolute case ecologiche!

Non possiamo accettare che i costi della cosiddetta transizione energetica vengano scaricati soprattutto sulle spalle di noi italiani.

La casa è il bene primario per eccellenza e per questo è sacra e non si deve toccare!

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