Un ostacolo alla propaganda comunista

Un ostacolo alla propaganda comunista

In questo stesso giorno, il 13 aprile di settantotto anni fa, a Monchio (provincia di Modena) veniva barbaramente massacrato da alcuni partigiani comunisti Rolando Rivi, seminarista di 14 anni.

Il prossimo ottobre ricorrerà il decimo anniversario della sua beatificazione.

E riteniamo he oggi sia giusto fermarsi un attimo a ricordare questa bella figura, questo bel fiore dell’Italia cattolica.

Della vita di Rolando hanno già parlato in tanti e non è il caso di ripercorrerla ora.

Qui vogliamo piuttosto segnalare un aspetto forse poco conosciuto ma davvero molto interessante e significativo.

Ovvero che, prima ancora della Chiesa ufficiale, fu la giustizia italiana, durante il processo ai suoi assassini, a riconoscere il martirio di Rolando, avvenuto in odio alla fede.

Infatti, già nel 1952, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze, sentenziò che:

«il seminarista Rivi Rolando, con la sua condotta pia e irreprensibile, con lo zelo per le pratiche della fede, con i sentimenti di simpatia per i partigiani della brigata democristiana “Italia”, costituiva per l’elemento giovanile locale un esempio edificante di virtù civiche e cristiane che, di per se stesso, doveva determinare un effetto di attrazione verso le ideologie religiose e politiche cristiane.

La sua cattura e la sua soppressione, pertanto, non furono soltanto una manifestazione di anticlericalismo […], ma ebbero l’effetto di eliminare per sempre un ragazzo che nella zona […] costituiva un efficace ostacolo alla penetrazione della propaganda comunista nella gioventù, e ciò proprio in un momento in cui la liberazione imminente faceva sperare agli estremisti la conquista di una loro superiorità politica nella nostra Nazione».

Chiaro?

Rolando, un seminarista di 14 anni, figlio di contadini, produceva con il suo esempio “un effetto di attrazione verso le ideologie religiose e politiche cristiane” e costituiva “un efficace ostacolo alla penetrazione della propaganda comunista nella gioventù”.

E per questo è stato ammazzato!

Lo hanno scritto i giudici: sta tutto agli atti!

Tutto ciò va detto e ripetuto per chi non sa, per chi dimentica e per chi preferisce manipolare a suo piacimento la realtà.

E chiediamoci anche: e noi che facciamo?

Abbiamo paura, cerchiamo di non dare troppo fastidio a chi vuole cancellare l’identità cristiana del nostro Paese e imporre una rivoluzione antropologica, oppure difendiamo la verità?

Ebbene, noi vogliamo senza dubbio sforzarci e fare tutto il possibile per seguire l’esempio di Rolando Rivi.

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