Verso una Commissione sul covid: sapremo la verità?
Sapremo come sono andate veramente le cose durante il periodo della pandemia?
Riusciremo ad avere una risposta ai tanti interrogativi che sono rimasti circa la gestione dell’emergenza dovuta al covid-19?
Non bisogna farsi illusioni.
Tuttavia, qualcosa si sta muovendo. La Commissione Affari sociali della Camera, infatti, ha dato il suo via libera alla formazione di una Commissione bicamerale di inchiesta sul periodo 2020-2022.
I prossimi passi in vista del suo insediamento sono la votazione del suo presidente e dei 30 membri, scelti in parti uguali tra deputati e senatori e rappresentativi di tutti i partiti in ragione del proprio peso politico.
Leggendo il testo base approvato dalla maggioranza, e che ha visto Pd e Movimento 5 Stelle astenersi, si evince che la Commissione dovrà fare chiarezza in vari ambiti.
C’è ad esempio lo scopo di “svolgere indagini relative all’efficacia del piano vaccinale”. In secondo luogo, la volontà di “verificare gli atti delle revisioni periodiche sui vaccini anti Sars CoV-2 e le decisioni in merito della Commissione Europea e dell’Ema precedenti all’autorizzazione all’uso del vaccino”. Infine si mira a creare un “osservatorio in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità sugli eventi avversi e sulle sindromi post vacciniche denunciate”.
Ma il raggio d’azione è assai ampio. La Commissione avrà il compito di valutare l’efficacia e la tempestività della gestione pandemica.
Verrà indagato il lavoro dell’ex ministro Speranza e dell’“onnipotente” Cts (comitato tecnico scientifico). Si indagherà sulle dotazioni delle strumentazioni negli ospedali e sugli eventuali sprechi o irregolarità nelle procedure di acquisto di dispositivi di protezione individuale, in particolare le famigerate mascherine acquistate in Cina e i contratti di appalto della piattaforma Immuni.
La Commissione, inoltre, si propone di verificare le misure di contenimento “individuando eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza e della proporzionalità, contraddittori e contrastanti con i principi costituzionali”.
Oltre che “verificare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite” e “valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e dello strumento della decretazione d’urgenza”.
C’è spazio anche per analizzare “l’efficacia dei protocolli terapeutici soprattutto in relazione alla loro applicazione nelle terapie domiciliari e nelle cure ai soggetti più fragili”.
Si potrà guardare il tutto con un approccio più obiettivo? In una liberaldemocrazia e in uno Stato di diritto questa dovrebbe essere la norma. Ed è auspicabile possa essere fatto anche in Italia.