No al Ramadan!

Petizione indirizzata al Rettore dell’Università Cattolica, Prof. Franco Anelli

No al Ramadan!

Subito dopo la fine del Ramadan, dal 10 al 12 aprile scorsi per la precisione, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha promosso la X edizione del Festival internazionale della Lingua e della Cultura Araba.

Si è parlato di traduzioni, di lessicografia, di donna araba, di incontro e di intreccio di culture, persino di intelligenza artificiale. Il tutto, alla presenza di illustri accademici, intellettuali ed artisti, arabi ed occidentali, provenienti da ben 18 Paesi.

Ciò di cui non si è parlato è invece dei cristiani perseguitati ogni giorno a causa della loro fede in molti di quegli stessi Paesi, chiamati a discettare sui massimi sistemi. Non si è parlato, insomma, della cosa più importante.

Nell’elenco degli Stati ospiti dell’Università Cattolica c’erano anche l’Iraq, la Siria, l’Arabia saudita, la Palestina. Gli stessi, che figurano anche nelle drammatiche classifiche della persecuzione contro i cristiani.

Ma, delle vittime innocenti del fanatismo islamico, nessuno ha parlato al Festival dell’Università Cattolica… Sconcertante!

Non possiamo accettare passivamente tutto questo!

Firma la petizione per far sentire forte e chiaro al Rettore dell’Università Cattolica, prof. Franco Anelli, il nostro grido: «Basta!».

Eventi come quello promosso dall’Ateneo da lui guidato tradiscono la volontà del fondatore, Padre Agostino Gemelli, che nel 1919 scrisse:

«Dobbiamo rimontare a Dio, non ad un Dio qualunque, presentato da una religione naturale, ma a un Dio vivente, a Gesù Cristo, suprema ragione del nostro vivere, (…), supremo esempio da raggiungere».

Gesù Cristo, quindi. E nessun altro.

Anche perché, come ha sottolineato Giovanni Paolo II nella Costituzione apostolica Ex corde ecclesiæ sulle Università cattoliche:

«Un’Università cattolica, in quanto cattolica, ispira e svolge la sua ricerca, l’insegnamento e tutte le altre attività secondo gli ideali, i principi e gli atteggiamenti cattolici».

Non è autentico, né sincero dialogo parlare alla classe intellettuale di quegli stessi Paesi islamici, ove i cristiani vengono perseguitati, senza porre questo come primo problema, come prima emergenza.

Oggi sempre di più sono gli Italiani, che, come noi, alzano la testa per dire “basta” a queste prese in giro!

Non ci può essere pace, non ci può essere autentico dialogo in un mondo insanguinato dal terrorismo islamico, rendiamocene conto!

Aiutaci allora a rendere più forte la nostra voce! Coraggio! Uniti, ce la faremo!

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