Ripristiniamo le festività soppresse in Italia!

Ripristiniamo le festività soppresse in Italia!

La legge n. 54 del 5 marzo 1977 ha soppresso varie festività del calendario civile italiano: il 6 gennaio (festa dell’Epifania), il 19 marzo (San Giuseppe), l’Ascensione (il giovedì che cade 40 giorni dopo Pasqua e che quest’anno è stato il 18 maggio), il 2 giugno (festa della Repubblica), il Corpus Domini (il giovedì dopo la domenica della Santissima Trinità), il 29 giugno (Santi Pietro e Paolo) e il 4 novembre (festa dell’Unità nazionale).

Tuttavia, a quarantasei anni di distanza, è il caso di fare marcia indietro. Non sarebbe uno scandalo. Anche perché già nel 1985 venne ripristinata (Deo gratias!) l’Epifania. E nel 2001 la festa della Repubblica.

Quindi tornare indietro, qualche volta, si può. E si deve.

Anche perché le ragioni che hanno portato nel 1977 a cancellare queste feste, oggi non esistono più (ammesso e non concesso che fossero valide allora).

All’epoca, infatti, si disse che il carattere infrasettimanale di queste feste avrebbe avuto una negativa incidenza sulla produttività delle aziende e dei pubblici uffici.

Eppure… in una regione come il Canton Ticino, in Svizzera – e non stiamo parlando di un Paese del terzo mondo e nemmeno di un modello di Stato cattolico – tutte queste feste religiose sono previste. E non vi è stato alcun collasso economico!

Oltretutto, siamo davvero convinti che rimettere alcuni giorni festivi nel calendario italiano provocherebbe una perdita del Pil e una crisi economica?

I problemi economici li abbiamo avuti anche in questi ultimi quarant’anni, senza Corpus Domini e Ascensione!

Il fatto è che sarebbero molti di più i vantaggi che gli svantaggi.

Per questo Pro Italia Cristiana vuole inviare una petizione al presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere il ripristino degli effetti civili delle festività religiose soppresse nel 1977.

Stiamo parlando del

-19 marzo, festa di San Giuseppe

-giovedì dell’Ascensione

-giovedì del Corpus Domini

-29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo

Sono giorni molto importanti per la tradizione e la storia stessa del nostro Paese, espressione della più profonda identità della nostra comunità nazionale.

Ripristinarle sarebbe certamente un omaggio alle persone credenti, che potrebbero così celebrare nuovamente le ricorrenze religiose, e un giusto riconoscimento dei valori cristiani.

Ma si tratterebbe anche di un favore per i non credenti, che comunque si troverebbero con dei giorni di vacanza e tempo libero.

Visto che la presidente Meloni giustamente ci tiene molto a ribadire il valore dell’identità nazionale, delle radici cristiane della nostra patria e della preservazione della nostra cultura, allora è proprio il caso di compiere un gesto forte e simbolico: ripristinare le festività religiose soppresse nel 1977.

Perché l'Italia, che tra i Paesi europei è uno di quelli nei quali, nonostante tutto, la popolazione mantiene più viva la tradizione cristiana e cattolica, dovrebbe continuare a ignorare queste pochissime feste religiose?

Peraltro, se si tratta di preservare e garantire l’aumento della produttività nelle aziende, la soluzione non va cercata nella soppressione di giorni festivi, che, in ogni caso, devono poi essere pagati oppure recuperati e, quindi, aggiunti al periodo delle ferie ordinarie.

Senza considerare poi che qualche giorno di festa in più non fa altro che aumentare le attività di svago e di turismo, il che incide positivamente sullo sviluppo economico del Paese.

E comunque, al di là di tutto… non di solo pane vive l’uomo! Il benessere psichico e interiore non dipende tanto da quanti soldi si hanno in tasca!

In un mondo in cui stiamo perdendo la consapevolezza di chi siamo e da dove veniamo;

in cui tutto si massifica e si uniforma;

in cui siamo tutti sempre più stressati;

in cui genitori e figli sono costretti a trascorrere sempre meno tempo insieme a causa dei vari impegni;

in cui si corre di qua e di là rischiando molte volte di scoppiare e perdere di vista ciò che conta davvero nella vita…

…ebbene in un contesto tale, avere un po’ di tempo in più per calmarsi e… vivere con ritmi più a misura d’uomo, non sarebbe un dramma, bensì una benedizione!

Oltretutto, con la liberalizzazione degli orari dei vari servizi commerciali (provvedimento assai discutibile, ma che comunque c’è e se ne deve prendere atto), quale sarebbe il problema di reintrodurre cinque giorni di festa in più durante l’anno?

Del resto,

-la festa di San Giuseppe permetterebbe anche di celebrare meglio la paternità e tutti i padri, rivalutando la figura maschile, che oggi si tenta in tutti i modi di sminuire, stereotipare e distorcere;

-le feste dell’Ascensione e del Corpus Domini permetterebbero, ad esempio, di riscoprire in maniera più solenne le belle processioni eucaristiche che hanno plasmato l’identità dei nostri comuni, le nostre piccole patrie locali. Oltre a poter favorire più tempo passato in famiglia e con i propri cari, il tempo libero, il turismo, e altre attività;

-la festa dei Santi Pietro e Paolo, è attualmente mantenuta solo per la città di Roma, ma questo è alquanto riduttivo se si pensa al ruolo dei due apostoli e al valore simbolico di Roma per tutta la nazione italiana.

Insomma, la reintroduzione delle festività religiose soppresse nel 1977:

-valorizzerebbe la nostra identità nazionale e popolare, la nostra cultura, la nostra tradizione;

-non determinerebbe scompensi alla produttività delle aziende;

-trasferirebbe anzi una quota maggiore di reddito prodotto ad altri comparti di mercato ad alto valore aggiunto, quali il turismo e il tempo libero, con buoni ritorni economici per l'economia nel suo complesso.

Per questo Pro Italia Cristiana con l'aiuto dei suoi sostenitori, vuole inviare al presidente del Consiglio Giorgia Meloni la petizione per chiedere di ripristinare le festività religiose soppresse nel 1977.

Non c’è nulla da perdere, ma anzi tutto da guadagnare!

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