Cristiani sotto attacco in India e Nepal!
Oggi vogliamo parlarti di due attacchi che, pochi giorni fa, hanno scosso profondamente le comunità cristiane in India e Nepal. Due episodi violenti e allarmanti che mettono in luce la crescente intolleranza e l'aggressività dei gruppi di estremisti indù.
In India, una donna cristiana di 22 anni, Bindu Sodhi, è stata uccisa a pugnalate da parenti indù fanatici a causa della sua fede cristiana. L’omicidio è avvenuto il 24 giugno nel villaggio di Toylanka, nel distretto di Dantewada, in Chhattisgarh.
Lei e la sua famiglia subivano minacce dai parenti da quattro anni, da quando cioè si erano convertiti dall’induismo al cristianesimo.
Più volte si erano recati alla stazione di polizia del villaggio per
chiedere aiuto, ma contro i loro molestatori non era stato preso nessun
provvedimento.
Quando è iniziata la stagione delle piogge, i parenti di Sodhi hanno
vietato a lei e alla sua famiglia di coltivare i campi, ma loro hanno
disobbedito e sono andati ugualmente ad arare la terra e poi a seminare
il riso.
Questo ha fatto arrabbiare i loro parenti che il 24 giugno, insieme ad altri estremisti indù, li hanno attaccati con lance e asce. La mamma, un fratello e la sorella minore di Sodhi sono riusciti a scappare e a mettersi in salvo. Ma lei è stata raggiunta, pugnalata ripetutamente e uccisa.
Come ulteriore affronto, ai familiari è stato proibito seppellirla. La polizia, invece di perseguire i colpevoli dell’omicidio, ha arrestato e tenuto in prigione per un giorno numerose persone che reclamavano il diritto di seppellire la poveretta il cui cadavere giaceva all’obitorio mentre la famiglia aspettava di sapere come procedere.
La morte di Sodhi è uno dei molti attacchi subiti di recente dai
cristiani nella zona. Il 12 giugno sette cristiani residenti in un
villaggio vicino sono stati aggrediti. A maggio un altro cristiano è
stato picchiato e pugnalato a morte.
Le violenze contro i cristiani del Chhattisgarh hanno raggiunto livelli allarmanti, istigate dall’ideologia dell’Hindutva che vuole rendere l’India una nazione puramente indù.
In genere folle di indù integralisti accompagnate dalla polizia circondano zone abitate dai cristiani, ordinando loro di andarsene. Se si rifiutano, li aggrediscono, senza risparmiare donne e bambini.
Come possiamo rimanere indifferenti davanti a tutto questo?
Dobbiamo amplificare il grido straziante dei nostri fratelli
cristiani e garantire loro il nostro sostegno, non solo attraverso la
preghiera, ma anche con un aiuto concreto e tangibile!
In Nepal invece, nella provincia di Madhesh, il 15 giugno un pastore stava celebrando una funzione religiosa, quando un gruppo estremista indù noto come Hindu Samrat Sena ha interrotto l’incontro.
La folla lo ha accusato di forzare le persone a convertirsi al cristianesimo.
Il pastore ha affermato di aver soltanto “parlato della salvezza” alle persone, ma è stato schiaffeggiato e preso a calci.
I membri della chiesa si sono alzati per difenderlo, ma il gruppo li ha minacciati, ha sequestrato le bibbie e distrutto gli strumenti musicali.
Il 19 giugno, la Christian Society ha presentato una lettera
chiedendo al governo locale di garantire la sicurezza e intraprendere
un’azione contro gli aggressori, ma il governo si è dimostrato
riluttante a dare seguito a tale richiesta.
Le autorità governative locali hanno chiesto al pastore di interrompere le funzioni religiose per alcuni mesi. Tuttavia, il pastore è disposto a correre dei rischi continuando regolarmente le attività e chiede di pregare per la sicurezza della sua famiglia e dei membri della chiesa.
Come vedi, nonostante tutto, la fede continua a brillare in questi cuori coraggiosi.
Ma è urgente che tutti sappiano, che tutti siano informati di queste situazioni.
Rompiamo questo muro di indifferenza e facciamo sentire la nostra voce, forte e chiara, a difesa dei nostri fratelli cristiani.
Per questo chiediamo il tuo aiuto. Un aiuto prezioso, per amplificare sempre più la nostra importante campagna di sensibilizzazione.
Uniamoci per proteggere e sostenere i cristiani perseguitati, perché la loro lotta per la libertà religiosa è anche la nostra.