Ennesimo assalto dell’ideologia “green” alla Corte dell’Aia!

Ennesimo assalto dell’ideologia “green” alla Corte dell’Aia!

Tira aria di tempesta, è il caso di dirlo.

Lo scorso dicembre presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia è partita una causa sul clima.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto alla Corte, in particolare, un parere circa i doveri dei Paesi membri in relazione al cambiamento climatico.

Nella risoluzione era già contenuta la risposta, favorevole all’ideologia green, per la quale rappresentanti e legali di oltre 100 Paesi e realtà internazionali hanno esercitato forti pressioni.

Il rischio è che sulla decisione finale dei giudici prevalga il pensiero unico dominante. Il che minerebbe il già debole ordine giuridico internazionale e comporterebbe costi enormi per tutti

Ancora una volta l’intero Occidente sarebbe chiamato a farsi carico delle conseguenze derivanti da scelte dissennate, assunte a causa dei soliti gruppi di potere.

La risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu, ad esempio, definisce il cambiamento climatico una «sfida senza precedenti», tale da minacciare la civiltà umana.

Il benessere delle generazioni presenti e future «dipenderebbe dalla nostra risposta immediata ed urgente all’emergenza climatica». Non un dubbio, non un’incertezza, non un’alternativa.

La linea sostenuta nell’appello alla Corte internazionale di giustizia è a senso unico, priva di contraddittorio, costruita per presentare in modo fuorviante la situazione globale.

Si parla nel testo di un sostanziale «consenso scientifico», in realtà inesistente.

A meno di non considerare soltanto le dichiarazioni del Gruppo intergovernativo di esperti, istituito tuttavia dalle stesse Nazioni Unite. È il controllore che controlla il controllato.

Secondo tale Gruppo, «le emissioni antropogeniche di gas a effetto serra» sarebbero «la causa principale del riscaldamento globale osservato dalla metà del XX secolo».

Inoltre, «il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha causato effetti negativi diffusi e perdite e danni associati alla natura ed alle persone».

Nulla di tutto questo è vero. I Nobel della fisica John F. Clauser e Ivar Giaever hanno lanciato una petizione internazionale dal titolo «Non c’è emergenza climatica».

L’hanno sottoscritta, tra gli altri, oltre 205 esperti italiani, tra i quali Franco Prodi, Roberto Vacca, Alberto Prestininzi.

Tra questi anche il prof. Antonino Zichichi, fisico, che, in linea con un altro premio Nobel, Carlo Rubbia, sostiene che il cosiddetto riscaldamento globale dipenda in realtà dall’attività del sole.

Non c’entra l’uomo. Dire il contrario significa raccontare quelle che lui ha definito «ecobufale». Zichichi l’ha dichiarato dopo aver studiato il problema, fondando la World Federation of Scientists.

Gli studi compiuti hanno confermato l’«inquinamento culturale» prodotto dai sostenitori delle follie green, del tutto infondate.

Il sospetto è che qualcuno abbia quindi interesse a propalare queste menzogne ed a seminare panico ed allarmismo nell’opinione pubblica.

Non possiamo farci prendere per il naso! Il pensiero unico dominante porta alla rovina le economie europee, infligge costi astronomici sulle spalle della povera gente.

Imponendo leggi assurde ed immotivate, riduce i cittadini ad una sorta di schiavitù ideologica, che li costringe ad ubbidire e minaccia le libertà fondamentali.

Per questo ti chiediamo di aiutarci e di reagire. Abbiamo due modi, entrambi efficaci.

Il primo consiste nell’aderire alla petizione lanciata da Pro Italia Cristiana. Unisci la tua firma a quella di coloro che non ci stanno a divenire servi delle centrali dell’ambientalismo!

Il secondo modo consiste nel darci una mano a lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione, per poter informare correttamente e creare così un grande movimento di persone consapevoli. 

Solo facendo pressioni sul mondo politico italiano, ministro per l’Ambiente in primis, potremo sperare di scongiurare queste destabilizzanti follie climatiche!

Facebook è il mezzo più veloce, sicuro ed efficace per riuscirci. Ma ha un costo, di cui da soli non riusciamo a farcene carico. Uniti, invece, possiamo farcela.

Dimostriamo tutti insieme che l’Italia non ci sta a questo gioco al massacro! Diciamolo con forza, con orgoglio e convinzione!

La Corte internazionale di giustizia dell’Aia dovrebbe emettere il suo verdetto nella seconda metà dell’anno.

Se fosse a favore dei fanatici del clima, dovremmo aspettarci un’ondata di richieste di risarcimento per danni climatici. Ed, a pagarle, sarebbe la povera gente!

Non permettiamolo! Interveniamo prima, facciamo pressioni su chi ci governa, affinché non si pieghi alla lobby ambientalista!

Grazie anche al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il vento sta cambiando e noi dobbiamo cavalcare questa svolta, questa nuova ondata di buon senso prima che sia troppo tardi!

Il mese scorso le principali banche statunitensi si sono ritirate dalla pericolosa NZBA-Net-Zero Banking Alliance, lanciata dalle Nazioni Unite.

L’obiettivo di questa alleanza era quello di sostenere il programma emissioni zero di carbonio entro il 2050.

Tra gli istituti di credito che hanno abbandonato la coalizione figurano nomi come JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Wells Fango, Citibank e Bank of America.

Il voltafaccia non è stato casuale, né una coincidenza. I politici repubblicani hanno fatto la voce grossa con le banche, per convincerle.

Hanno detto loro che, se l’eventuale adesione all’NZBA avesse comportato una riduzione dei finanziamenti alle società di combustibili fossili, questo avrebbe violato le norme antitrust.

Molte grandi aziende hanno seguito o stanno seguendo l’esempio degli istituti di credito.

Il che, sommato all’arrivo di Trump alla Casa Bianca, ha generato profondo allarme tra i fautori dell’agenda green e delle politiche DEI (Diversity, Equity and Inclusion).

È il momento buono, questo, per unirci alle voci di coloro che non intendono più sottomettersi alle follie di queste lobby. È il momento buono per dire, anzi per urlare la verità!

 

 

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