
Francia: chi critica l'islamismo rischia la vita. Vogliamo lo stesso destino?
Nella Francia di Macron, patria storica dell’Illuminismo, chi osa mettere in discussione l'islamismo politico non viene ascoltato. Viene perseguitato, umiliato, zittito e a volte... condannato a morte.
È questa la realtà – ormai sotto gli occhi di tutti – che troppe élite europee continuano a ignorare: il processo di islamizzazione dell’Europa è in corso, profondo, metodico, e ben finanziato.
E chi prova a denunciarlo, finisce nel mirino.
Un regime di paura avanza. E non è quello che ci raccontano…
Professori sotto scorta, ricercatori silenziati, intellettuali espulsi dalle università.
Florence Bergeaud-Blackler, Thomas Hoffmann, Gilles Kepel, Fabrice Balanche, Bernard Rougier, Vincent Tournier, il professore Kinzler: una lista sempre più lunga di persone colpevoli solo di una cosa: dire la verità sull’islamismo e sui Fratelli Musulmani.
Una verità che fa paura. E quindi va cancellata.
Il copione è sempre lo stesso: accusa di “islamofobia”, diffamazione mediatica, intimidazione fisica, isolamento istituzionale. A volte, aggressione in aula. A volte, un coltello. O una condanna a morte.
Dal caso Rushdie al massacro di Charlie Hebdo, dalla decapitazione del professore Samuel Paty alla censura universitaria di oggi: l’avanzata dell’islam politico non si limita a occupare spazi religiosi.
Colonizza scuole, università, media, istituzioni. E ora impone il silenzio!
Francia, dal pensiero libero alla sottomissione
Un rapporto governativo ha confermato ciò che da anni molti denunciano: i Fratelli Musulmani stanno costruendo un ecosistema islamista sul territorio francese, volto a minare le fondamenta stesse dello Stato laico e repubblicano.
Eppure, Macron ha fatto secretare gli autori. La discussione è stata rimandata a data da destinarsi, come se la minaccia fosse più sopportabile della polemica.
Questo è il punto: il terrore islamico avanza, ma chi lo combatte viene processato.
Nel 2024, un professore viene aggredito da incappucciati dentro un’università pubblica per aver denunciato il fanatismo religioso. E il rettore cosa fa? Sposta la lezione in un altro edificio “per motivi di sicurezza”.
Una democrazia che si arrende alla paura ha già perso.
Eppure, l’Europa continua a fingere che nulla stia accadendo. I media tacciono, le istituzioni chiudono gli occhi, i cittadini si dividono tra paura e rassegnazione. Ma intanto il progetto dell’islamismo va avanti.
E l’Italia? Neanche noi siamo al sicuro!
Chi crede che quanto accade in Francia sia un’esagerazione mediatica, sbaglia. E sbaglia pericolosamente.
Perché lo stesso processo di islamizzazione culturale e infiltrazione ideologica è già in corso anche in Italia. Solo che da noi è ancora più subdolo, più silenzioso.
I segnali ci sono. E sono sotto gli occhi di tutti.
Moschee informali e centri islamici, spesso finanziati da Qatar e Turchia, si moltiplicano. Non sono solo luoghi di culto, ma spazi dove si diffonde un islam radicale, incompatibile con i valori italiani.
In molte città – da Milano a Torino – la rete islamista si è infiltrata in associazioni, scuole coraniche, enti no-profit e persino nella beneficenza.
Questa non è integrazione: è resa! E se pensiamo che “da noi non succederà”, ricordiamoci che anche in Francia, vent’anni fa, si diceva la stessa cosa.
Per questo, se non l'hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione "Basta con la sottomissione all'Islam" promossa da Pro Italia Cristiana. Non c’è tempo da perdere. L’islam avanza!
È anche fondamentale che le persone siano adeguatamente informate, che acquisiscano consapevolezza della gravità del fenomeno, per scegliere di unirsi a noi in quella che è, a tutti gli effetti, una vera e propria battaglia di civiltà.
Per raggiungere questo obiettivo, vogliamo rafforzare la nostra già ampia campagna di sensibilizzazione online tramite Facebook, lo strumento più potente per diffondere messaggi e coinvolgere un vasto pubblico in tempi brevi.
Tuttavia, un’azione di questa portata comporta costi significativi. Ed è proprio per questo che ci rivolgiamo a te, chiedendoti un contributo, piccolo o grande che sia, per aiutarci a sostenere questa iniziativa così importante. Ogni gesto conta!
L’Italia non deve diventare la prossima Francia. Tocca a noi decidere se restare liberi o inginocchiarci.