Fuori la sharia dalla Giustizia europea!

Fuori la sharia dalla Giustizia europea!

Oggi accade nel Regno Unito, ma domani può succedere anche da noi.

Siamo davvero preoccupati. E siamo sicuri che, ascoltando quel che abbiamo da dirti, lo sarai anche tu. In Inghilterra il governo Starmer preme l’acceleratore sull’islamizzazione forzata.

Nonostante i suoi consensi siano in caduta libera e goda di un alto tasso di impopolarità, ora difende addirittura la legittimità delle corti islamiche e della sharia sul suolo britannico.

Il ministro per i Tribunali ed i Servizi Legali, Sarah Sackman, ha ammesso che i “tribunali” musulmani, attivi qui da un decennio, non fanno «parte del diritto» inglese.

Eppure sarebbero comunque legittimati ad operare per chiunque scelga di sottoporvisi, poiché questo farebbe «parte della tolleranza religiosa, che è un importante valore britannico».

Peccato che il governo non abbia alcuna supervisione, né alcun controllo sul loro funzionamento, perché si sono categoricamente rifiutati di firmare l’Arbitration Act del 1996.

Sarebbero ben 85 le corti o “consigli” giudicanti secondo la sharia, tutti presieduti rigorosamente da musulmani, secondo quanto rivelato da un’indagine del quotidiano The Telegraph.

Si occupano di divorzi, controversie ereditarie ed altre questioni civili, per lo più familiari, in cui le donne sono sempre la parte discriminata, costretta talvolta a patire abusi e violenze.

Oltre a questo, Shabana Mahmood, musulmana convinta, è stata nominata prima ministro della Giustizia e Lord Cancelliere, poi, dopo il rimpasto dovuto agli scandali, ministro dell’Interno.

Ti ricordiamo che anche in Austria lo scorso agosto una sentenza del Tribunale regionale civile di Vienna ha stabilito che la sharia abbia valore nelle controversie civili.

Tutto ciò crea uno Stato nello Stato, un’enclave nella giurisprudenza, una sorta di “zona franca”, in cui la Giustizia viene “sospesa” e la legge non è più uguale per tutti.

Ti ripetiamo: oggi questo succede nel Regno Unito ed in Austria. Ma domani potrebbe capitare anche in Italia, se oggi ce ne stiamo tutti zitti.

Chi tace, acconsente. Ed è esattamente questo il motivo per cui non intendiamo tacere, anzi intendiamo alzare con forza la nostra voce. Vuoi unirti a noi?

Abbiamo due iniziative da proporti, davvero interessanti. La prima consiste nel sottoscrivere la petizione «Basta con la sottomissione all’islam!», promossa da Pro Italia Cristiana.

È indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché, almeno in Italia, venga tutelata la nostra identità nazionale e la nostra cultura, contro qualsiasi tentativo di islamizzazione.

Sogniamo che dall’Italia giunga un segnale forte a Regno Unito ed Austria per dire «NO!» alle corti islamiche, «NO!» alla sharia in Occidente, «NO!» a tutto quanto non appartenga alle nostre radici.

La seconda iniziativa consiste nel lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione, per dare voce a questa richiesta, farla conoscere a tutti e trovare nuovi amici pronti ad unirsi a noi.

I social sono il mezzo migliore per raggiungere tanti in poco tempo, però hanno un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto!

È molto importante, perché la Storia ci insegna cosa voglia dire in Europa essere dominati dall’islam.

Tra il 711 ed il 1492, al-Andalus ovvero l’ampia regione corrispondente alla Spagna ed a parte della Francia meridionale, venne già conquistata dalle armi musulmane.

Checché se ne dica, quel periodo non fu propriamente felice: non tutti poterono accedere allo stesso modo al potere politico e le differenti comunità non ebbero gli stessi diritti.

La convivenza fu tutt’altro che pacifica. V’erano i dominatori arabo-berberi e Spagnoli convertiti ed i dominati ovvero giudei e cristiani d’origine celtico-iberica e visigota.

Spagnoli e francesi erano retti dalla legge islamica (quella che oggi il governo inglese si propone di introdurre nel Regno Unito), mentre tutta la giurisprudenza precedente venne cancellata.

Erano totalmente privi di qualsiasi legittimazione in sede processuale e sicuramente non si trovavano sullo stesso piano rispetto agli imputati musulmani.

Cristiani e giudei, in quanto dhimmi, venivano discriminati in molti modi. Erano più o meno liberi di professare la propria fede, purché in privato, di nascosto, nel chiuso delle proprie case.

Erano costretti a riconoscere l’autorità dei dominatori musulmani e dovevano pagare speciali tasse previste esclusivamente per gli “infedeli”.

Potevano essere castigati molto duramente ed anche condannati a morte, soprattutto se accusati di proselitismo cristiano o di “blasfemia” contro l’islam.

È a questo che vogliamo tornare? è così che vogliamo ridurre l’Occidente? Noi non ci stiamo. E tu? Per non finir così, dobbiamo darci da fare sin d’ora.

Non c’è spazio per la sharia nei nostri tribunali, né per l’islamizzazione nelle nostre strade!

Gridiamolo tutti insieme.

 

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