
Getteresti il tuo denaro nella spazzatura? L’Europa lo sta facendo!
Getteresti il tuo denaro nella spazzatura? No, vero? Bene: sappi che è quello che l’Europa sta facendo coi tuoi soldi. Sai come?
Ti hanno detto nei giorni scorsi, complice la stampa, che l’Europa ha rinunciato alle follie “green”. Non è vero. E noi ne abbiamo le prove. Seguici e capirai.
Certo, al termine del Dialogo strategico sul futuro del settore automotive, è stata proclamata la «piena neutralità tecnologica come principio fondamentale» in vista del 2035.
Certo, le multe sono state congelate. Questo consentirà quanto meno alla nostra industria automobilistica, già in ginocchio per le decisioni pregresse, di non venire affossata completamente.
Ma è troppo presto e troppo poco per poter davvero parlare di un’autentica marcia indietro. Intanto vanno valutate attentamente le parole dette dal presidente della Commissione europea.
Ursula von der Leyen ha, infatti, specificato, a fronte di una «richiesta di maggiore flessibilità» in merito alle emissioni di CO2, che gli «obiettivi concordati» non cambieranno.
Il che significa che non v’è stato un reale cambiamento di rotta, solo si temporeggia: le aziende cioè avranno a disposizione, per rispettare gli standard richiesti, non uno, ma tre anni.
Però sia chiaro a tutti che gli standard, alla fine, restano quelli previsti. Già questo ridimensiona la portata dei provvedimenti e rende improbabile l’ipotesi di un reale ripensamento da parte dell’Ue.
Ma poi, a far cadere le braccia, è un’altra notizia, cui gran parte della stampa non ha dato troppo peso: il varo del Clean Industrial Deal, annunciato sempre dalla Commissione europea.
Si tratta di un pacchetto da 100 miliardi di euro per promuovere la produzione “verde” e la riduzione delle emissioni cioè la decarbonizzazione.
Ovvero finanziamenti offerti alle industrie tradizionali, affinché sviluppino tecnologie “pulite”. Ma, per farlo, si utilizza denaro pubblico.
Non siamo quindi di fronte ad investimenti, bensì a sussidi e normative protezionistiche, che non permetteranno un reale rilancio delle aziende e non risolveranno il problema delle delocalizzazioni.
È una riproposizione del vecchio Green Deal, solo rimesso a nuovo, altro che marcia indietro! I meccanismi di compensazione non correggeranno una politica energetica costosa e fallimentare.
È la stessa von der Leyen a dirsi convinta che la transizione verde genererà occupazione entro il 2030, ma come? Te lo sei chiesto?
I nuovi posti di lavoro saranno resi possibili solo grazie ai nostri soldi, gestiti allegramente dall’Ue, il che non garantirà competitività industriale ed accrescerà anzi il debito pubblico.
Questo conferma l’inossidabile intesa politica Socialisti-Verdi-Popolari, che ha impedito sinora di far luce sullo scandalo Greengate. Ricordi di che si tratta?
Si tratta di finanziamenti giunti dalla Commissione Ue a lobby e Ong ambientaliste, affinché sostenessero le follie “green” presso europarlamentari ed opinione pubblica. Pura propaganda.
A promuoverlo fu il socialista olandese Frans Timmermans, quando aveva la delega al Green Deal. Ne hai più sentito parlare? Certo che no!
E allora chi vogliamo prendere in giro? Certi giochetti non possono che indignarci! Nessun dietro-front, solo qualche acrobazia in più per non mutare rotta, sostenendo l’insostenibile.
Noi dobbiamo dire “basta”! E possiamo farlo in due modi, entrambi molto efficaci.
Il primo consiste, se non lo hai ancora fatto, nel firmare la petizione promossa da Pro Italia Cristiana «Fermiamo la follia “green”!».
È indirizzata al ministro dell’Ambiente, on. Gilberto Pichetto Fratin, affinché in tutte le sedi, nazionali ed internazionali, intervenga per dichiarare il “no” dell’Italia alle eco-follie!
Opponiamoci tutti insieme all’ideologia climatista e non potranno non ascoltarci: solo così potremo evitare conseguenze devastanti per il nostro Paese!
Il secondo modo consiste nel promuovere urgentemente una colossale campagna di sensibilizzazione, per fare in modo che tutti sappiano.
Quanti sono al corrente del piano Clean Industrial Deal da 100 miliardi? Pochissimi! È invece urgente informare, per trovare tanti nuovi amici, pronti a combattere con noi questa nuova battaglia.
Per farlo, però, abbiamo bisogno del tuo aiuto! Il mezzo più veloce ed efficace per diffondere le notizie è rappresentato dai social. Che hanno un costo.
Credici, questa è una battaglia del buon senso. Per questo è importante. Anche perché l’Ue non si ferma e conta sulla nostra ignoranza per procedere indisturbata con le sue eco-follie!
Ne vuoi un’ulteriore prova? Eccola! Nei giorni scorsi, sempre la Commissione europea ha presentato un altro piano, per trasformare questa volta l’intero settore agroalimentare.
È denominato Vision for Agriculture and Food e, guarda caso, tra le strategie indicate assegna un ruolo chiave all’integrazione delle energie rinnovabili, fotovoltaico in primis.
L’obiettivo, ancora una volta, è quello di ridurre le emissioni di gas-serra e di puntare sulla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Anche per questo sono previsti ovviamente incentivi per gli agricoltori, che adottino pratiche “rispettose dell’ambiente”: altri soldi nostri che se ne vanno, insomma...
Come possiamo con queste premesse credere davvero alla favoletta che ci raccontano, quella di una presunta marcia indietro da parte della Commissione europea rispetto alle follie “green”?
Coraggio! Insieme ce la faremo a garantire all’Italia ed all’Europa un futuro non “verde”, ma roseo! È un bene per tutti!