Halal, il business miliardario che ridisegna l’Europa partendo dalla Francia
Non è un’esagerazione, non è una paura irrazionale. È una realtà già documentata, che avanza silenziosa e metodica nel cuore dell’Europa.
In Francia tutto è iniziato quasi senza rumore: un fast food halal, poi un altro, poi intere catene. Successivamente i supermercati, le applicazioni dedicate, le certificazioni religiose imposte come nuovo standard.
Oggi il marchio halal non riguarda più soltanto il cibo, ma invade ogni aspetto della vita quotidiana: dolci, cosmetici, farmaci, turismo, finanza, moda e persino beni di lusso.
Un mercato che vale miliardi di euro cresce a ritmi impressionanti ed è ormai pienamente integrato nelle strategie delle multinazionali occidentali.
Ma attenzione: non stiamo parlando solo di economia. Stiamo parlando di cultura, identità, sovranità.
Il sistema halal non è una semplice opzione commerciale. È diventato uno strumento di separazione sociale, un modo per delimitare spazi identitari che rifiutano l’integrazione e impongono regole religiose all’intera società.
In Francia ha già cambiato il volto delle città, ridefinito i consumi, piegato la grande distribuzione e normalizzato un modello che nulla ha a che vedere con la tradizione europea.
E mentre tutto questo accade, lo Stato arretra, la politica tace, l’opinione pubblica viene anestetizzata dal politicamente corretto.
La domanda è una sola: vogliamo aspettare che accada lo stesso anche in Italia?
Perché la Francia non è un’eccezione, è un avvertimento. Un laboratorio di ciò che succede quando una nazione rinuncia a difendere sé stessa.
L’Italia, con la sua storia millenaria e le sue radici cristiane, rischia di diventare il prossimo obiettivo di questa avanzata silenziosa, fatta non di carri armati ma di etichette, certificazioni e concessioni quotidiane.
Proprio per questo è fondamentale agire ora! Se non l’hai ancora fatto, sottoscrivi subito la petizione “Basta con la sottomissione all’Islam!”, promossa da Pro Italia Cristiana.
Firmare significa dire chiaramente che la nostra identità non è in vendita, che l’Italia non deve piegarsi a modelli culturali incompatibili con la propria storia, che la libertà non può essere sacrificata sull’altare del profitto.
Ma oggi non basta una firma! Per dare forza concreta a questa battaglia, è essenziale sostenere anche la nostra grande campagna di sensibilizzazione online. Possiamo contare sul tuo aiuto?
Il tuo contributo, anche piccolo, aiuterà ad informare, svegliare le coscienze, rompere il silenzio mediatico e raggiungere migliaia di italiani che ancora non conoscono ciò che sta realmente accadendo in Europa.
I numeri parlano chiaro.
In Francia il comparto halal ha superato i 7 miliardi di euro di fatturato annuo, con una crescita media del 15% all’anno, il doppio del settore biologico.
Le stime indicano che nel giro di pochissimo tempo potrebbe raggiungere i 12 miliardi di euro, rendendo la Francia il secondo mercato halal al mondo, subito dopo la Malesia.
Non è più una nicchia. È un settore maturo, strutturato, aggressivo, che coinvolge oggi oltre 10 milioni di potenziali consumatori solo in Francia.
A livello globale, il quadro è ancora più impressionante: il mercato halal vale già oltre 2 trilioni di dollari, serve 2,2 miliardi di consumatori e, secondo gli analisti, potrebbe arrivare a sfiorare i 10 trilioni di dollari entro il 2030.
Un’espansione che non conosce crisi e che penetra sempre più profondamente nelle economie occidentali.
Ma il punto cruciale è un altro!
Questo sistema non si limita a vendere prodotti. Una parte dei profitti viene reinvestita nel rafforzamento dell’islam in Europa: sostegno economico alle moschee, finanziamenti a strutture religiose, promozione di un modello culturale separato.
Non è solo business: è economia ideologica, è separazione normalizzata, è pressione costante sulla società.
Difendere la nostra civiltà è un atto di responsabilità verso i nostri figli. Se restiamo fermi, la normalizzazione vista in Francia diventerà presto anche la nostra quotidianità.
O difendiamo oggi ciò che siamo, o domani dovremo chiedere il permesso per esserlo. E questo non possiamo permetterlo!