
Islamizzazione finanziata con i nostri soldi: 10 milioni per “Il Corano europeo”!
9 milioni e 842 mila euro! Questa è la cifra monstre, proveniente direttamente dalle tasche dei contribuenti europei, che il Consiglio europeo della ricerca ha deciso di investire per “valorizzare il Corano” e riscrivere, di fatto, la storia dell’identità europea.
Il progetto si chiama “Il Corano europeo” e punta a dimostrare come il testo sacro islamico abbia avuto un ruolo chiave nel plasmare la cultura e la religione del nostro continente tra il 1150 e il 1850.
Un’operazione travestita da studio accademico, ma che appare sempre più come una colossale manovra culturale e ideologica.
Il progetto, partito nel 2019 e finanziato fino al 2026, coinvolge numerose università europee, tra cui l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, a testimonianza che anche l’Italia è pienamente coinvolta in questa inquietante deriva.
Ci troviamo di fronte a una resa programmata, silenziosa ma letale!
L’Europa non solo non difende più le proprie radici: le rinnega, le cancella, le sostituisce. E lo fa finanziando a suon di milioni l’ennesimo atto di sottomissione culturale, mentre la nostra civiltà viene riscritta da chi ha tutto l’interesse a ridurla al silenzio.
L’eurodeputata leghista Silvia Sardone ha giustamente definito “sconcertante” l’utilizzo di fondi pubblici per un progetto che mira a legittimare, normalizzare e persino glorificare un testo che nulla ha a che vedere con la storia, i valori e le radici dell’Europa.
Anche il collega francese Fabrice Leggeri ha lanciato l’allarme: quali sono i criteri di selezione? Quali legami esistono tra queste iniziative e realtà vicine all’islamismo politico?
Il punto è uno solo: stiamo perdendo la nostra identità! E lo stiamo facendo con il nostro stesso consenso, con le nostre stesse risorse.
Serve uno scatto d’orgoglio. Serve dire basta! L’Europa non può essere terra di conquista ideologica né campo neutro dove tutto vale e tutto si equivalga.
Senza memoria, senza radici, senza verità storica, non c’è futuro.