La dura vita dei cristiani sotto l’islam!

La dura vita dei cristiani sotto l’islam!

La vita dei cristiani sotto l'islam è una lotta incessante, un dramma quotidiano fatto di oppressione e resistenza.

Ogni giorno, milioni di fedeli si svegliano in paesi dove la loro fede è vista come una minaccia, dove professare il cristianesimo può significare discriminazione, persecuzione e talvolta persino la morte.

Nonostante tutto però, la fede dei cristiani non vacilla. La loro determinazione e la loro speranza rimangono salde, anche di fronte alle avversità più grandi.

Le loro storie di resistenza e di martirio, come quelle di cui stiamo per parlarti, sono testimonianze viventi di una fede che non può essere spezzata.

Oggi l'ISIS vanta diverse "province" in Africa, tra cui il Niger, dove la loro presenza è sinonimo di terrore e oppressione. I jihadisti, con una brutalità senza pari, impongono ai cristiani di convertirsi all'Islam o di vivere come dhimmi, cittadini di seconda classe soggetti a pesanti tasse e privazioni di diritti fondamentali.

Le persecuzioni sono all'ordine del giorno: attacchi violenti, chiese bruciate, famiglie separate e vite spezzate. Vivere come cristiano in queste terre significa affrontare una quotidianità di paura e sofferenza.

La situazione non è migliore in Pakistan, dove i cristiani sono bersaglio di una feroce intolleranza religiosa. Qui, le persecuzioni assumono forme ancor più devastanti.

Uomini e donne vengono assassinati per la loro fede, spesso sotto pretesti falsi e accusati di blasfemia. Bambine e ragazze cristiane sono rapite, costrette a convertirsi all'Islam e sposate a forza a uomini molto più anziani.

Nelle scorse settimane in Pakistan sono stati uccisi due cristiani. Shahid Masih, un lavoratore agricolo del Punjab, è stato sequestrato, bastonato e costretto a bere acido dal suo padrone e amici, sospettato ingiustamente di furto, ed è morto per le lesioni interne.

Nazir Masih, 72 anni, è stato aggredito da una folla inferocita a Sargodha, accusato falsamente di aver strappato pagine del Corano. Dopo essere stato picchiato brutalmente, è deceduto il 3 giugno.

Questi episodi hanno spaventato la comunità cristiana locale, spingendo molti a fuggire per timore di ulteriori violenze.

Saad Hussain Rizvi, leader del partito islamista Tehreek-e-Labbaik Pakistan, in un discorso diffuso sui social ha commentato sprezzante che non ci si deve curare della morte di un “choorha”, termine offensivo con cui vengono chiamati i cristiani in Pakistan.

Il fatto grave è che l’apparato statale non interviene, resta in silenzio!

Non interviene nemmeno nei frequenti casi di ragazzine cristiane rapite, costrette a convertirsi all’Islam e a sposare chi le ha sequestrate.

L'ultimo caso noto riguarda Laiba Masih, una bambina di 10 anni di Faisalabad, rapita a febbraio. Per legge, una minorenne non può sposarsi o cambiare fede senza il consenso del padre, ma nel certificato di matrimonio di Laiba è stato falsamente dichiarato che ha 17 anni. Nonostante i genitori abbiano dimostrato la sua vera età, né la polizia né i giudici hanno accettato di liberarla.

Come molte altre prima di lei, probabilmente non tornerà mai a casa. La sua vita, essendo considerata infedele, sembra non avere importanza per le autorità.

Le persecuzioni contro i cristiani in queste aree sono un grido di dolore che il mondo non può ignorare. È essenziale che la comunità internazionale intervenga per proteggere i diritti umani e garantire la libertà di fede per tutti.

Non possiamo rimanere indifferenti davanti a queste drammatiche situazioni!

Dobbiamo amplificare il grido straziante dei nostri fratelli cristiani e garantire loro il nostro sostegno, non solo attraverso la preghiera, ma anche con un aiuto concreto!

Anche in Mozambico, negli ultimi anni le violenze ai danni dei nostri fratelli cristiani da parte di estremisti islamici non fanno che aumentare.

La popolazione locale ha raccontato alla Conferenza episcopale del Mozambico (CEM) come, il 5 settembre 2022, i ribelli islamici hanno ucciso un uomo di nome Francisco Massaya a Nacutho davanti a una cappella. Il giorno successivo, gli estremisti musulmani sono arrivati a Chipene e hanno ucciso diverse persone, hanno vandalizzato un ospedale missionario e una chiesa.

Tra le persone uccise dagli islamisti c’era una suora veneta, suor Maria De Coppi, una missionaria comboniana che serviva bambini malnutriti e orfani.

«Crediamo che la sua testimonianza e la sua fede non saranno da noi dimenticate: fu catechista e maestra che non rinunciò a diffondere il Vangelo in tutti i momenti difficili della guerra, della persecuzione religiosa, e nei luoghi dove il Vangelo non era ancora arrivato», si legge nel comunicato dei parrocchiani riguardo a Suor Maria.

Nei giorni successivi, altri cristiani sono stati uccisi, tutti decapitati per la loro fede. Gli insorti hanno anche dato fuoco a 190 case, inclusa una scuola cattolica e una cappella.

Recentemente, OpenDoors ha segnalato che gli attacchi dei jihadisti affiliati all'ISIS sono aumentati in tante province del Mozambico, soprattutto nel nord del Paese, dove i gruppi musulmani stanno cercando di stabilire uno Stato islamico “e i cristiani sono spesso presi di mira come simboli di resistenza a questa ideologia estremista”.

E' urgente informare tutti di questa tragica situazione!

Se ci aiuti, potremo amplificare sempre di più la nostra importante campagna di sensibilizzazione. Per questo chiediamo il tuo generoso sostegno!

Combattiamo insieme per dare voce a chi non ce l'ha, per proteggere chi è perseguitato e per ricordare al mondo che i cristiani hanno il diritto di professare liberamente la propria religione.

Dobbiamo farci sentire, denunciare queste ingiustizie con ogni mezzo possibile. La sofferenza dei cristiani perseguitati deve diventare una priorità assoluta per
tutti.

Aiutaci, sostenendo la battaglia di Pro Italia Cristiana!

Solo unendo le forze possiamo trasformare il corso di questa tragedia!


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