La persecuzione dei cristiani non è andata in vacanza

La persecuzione dei cristiani non è andata in vacanza

Durante l’estate la persecuzione dei cristiani non è purtroppo andata in vacanza, benché pochi ne abbiano parlato.

La sera dello scorso 18 agosto in Nigeria, nel distretto di Chakfem, sette villaggi cristiani sono stati ferocemente attaccati da pastori Fulani musulmani.

Tragico il bilancio: 15 i morti, tra cui donne e bambini. Le vittime sono state sepolte in una fossa comune. I feriti sono stati trasportati presso un vicino ospedale.

Le case sono state incendiate, il bestiame e le scorte alimentari sono stati saccheggiati. Tremila persone sono state sfollate ed han trovato rifugio chi nelle campagne, chi nei villaggi vicini.

La zona ormai da due anni è teatro di ripetute ondate di violenza. Tra dicembre 2023 e febbraio 2024 sono stati ammazzati 540 uomini, 533 donne e 263 bambini.

Pochi giorni prima, lo scorso 11 agosto, sempre in Nigeria, terroristi islamici Fulani, al grido di «Allah akhbar», hanno preso di mira un’altra comunità cristiana, quella di Yelewata.

Tre i morti ed altrettanti i feriti, colpiti mentre lavoravano nei campi. Solo nel giugno scorso in quella zona lo stesso gruppo criminale aveva massacrato oltre 200 persone.

Ma i grandi media si sono ben guardati dal darne notizia. Di fronte a tutto questo si sente il dovere di fare qualcosa. Ma molti si chiedono cosa.

Oltre alle nostre preghiere, che non devono mancare mai per i fratelli nella fede che soffrono, è importante ed urgente far conoscere e circolare quanto più possibile queste notizie.

Solo sapendo quel che realmente accade, è possibile creare un movimento di solidarietà e di aiuti concreti. Per questo intendiamo promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione.

Servendoci dei social vogliamo raggiungere tanti in poco tempo. Ma farlo ha dei costi, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!

È urgente, poiché in molte altre regioni del mondo si è scatenata nelle scorse settimane un’autentica furia anticristiana.

Tra il 9 ed il 16 agosto scorsi, ad esempio, i jihadisti hanno causato oltre 80 morti a Beni e Lubero e nel villaggio di Bapere, in Congo. Le vittime erano tutte cristiane.

Vi sono stati qui rapimenti e saccheggi, le abitazioni sono state date alle fiamme. Numerose famiglie si sono date alla fuga con l’orrore negli occhi.

Eppure nessuno fa nulla per impedirlo, né le autorità del Paese, né la comunità internazionale. Anche in Mozambico i miliziani di Ansar al-Sunna, legati all’Isis, hanno provocato morte e dolore.

È accaduto nell’ultimo mese e mezzo in otto distretti della provincia di Cabo Delgato. Molti i villaggi attaccati ed i posti di blocco lungo le principali arterie stradali.

Chi viene fermato, se cristiano, in alcuni casi viene sgozzato, in altri deve pagare tra i 150 ed i 460 dollari per potersene andare indisturbato.

Oltre 35 in tutto i morti, almeno 10 le persone rapite, chiese e case sono state distrutte, mentre gli sfollati si contano a migliaia.

Altri 5 cristiani lo scorso 22 luglio sono stati decapitati nel villaggio di Intutupue, perché non si sono voluti convertire all’islam.

Pochi giorni dopo, tra il 28 ed il 30 luglio, si sono registrati 18 morti nel corso di attacchi ai villaggi di Naparama e Muanquina. Lo scorso primo agosto altre 15 vittime cristiane a Marera.

L’unica cosa che si salva dalla furia distruttrice islamica nel Nord del Paese sono le moschee e le case dei musulmani. Il messaggio è chiaro.

Vogliono costringere i cristiani ad andarsene. Ed a non tornare mai più. L’obiettivo è quelli di islamizzare l’intero Mozambico.

Anche in Iran, nonostante rappresentino meno dell’1% dell’intera popolazione, i cristiani vengono duramente perseguitati.

Nel rapporto diffuso alla fine di luglio, la Commissione statunitense per la Libertà religiosa internazionale ha parlato di «continue violazioni da parte della Repubblica islamica».

Gli arresti arbitrari, le sparizioni, la chiusura forzata di attività commerciali, la distruzione di proprietà ed i discorsi che incitano all’odio, anche online, ormai non si contano più.

Due cristiani sono stati arrestati e condannati a 12 anni di carcere, essendo state trovate nelle loro case copie della Sacra Bibbia.

Ad una donna, convertitasi al Cristianesimo, è stata negata la pur necessaria assistenza medica in carcere.

Un leader cristiano, Joseph Shahbazian, si è ritrovato detenuto in prigione, pur senza alcuna accusa e senza processo. È stato detto che la sua fede mina la “sicurezza nazionale”…

L’Iran viene costantemente indicato come uno dei Paesi più pericolosi per quanti credano in Cristo, dalla rivoluzione islamica del 1979 ad oggi.

Ma quanti lo sanno? Quanti sanno queste notizie?

Aiutiamo i cristiani di Nigeria, Congo, Mozambico, Iran e di molte altre terre, colpite dalla persecuzione, a restare nelle loro case ed a vivere liberamente la propria fede.

Coraggio! Anche con poco ciascuno di noi può fare molto.

 

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