L’Europa ci consegna alla Cina
“La rivoluzione green dell’Europa somiglia sempre di più al grande balzo in avanti di Mao Zedong: una trasformazione economica trascinata dal furore ideologico, una trasfigurazione sociale da realizzare anche affamando la gente”.
Così scrive Alessandro Rico su La Verità di ieri, commentando lo stop alle auto a diesel e benzina deciso martedì dal Parlamento europeo.
In pratica, a Bruxelles hanno stabilito che dal 2035 non potranno più essere immatricolate auto con motore endotermico, quindi a diesel o benzina. Ma il divieto vale anche per le ibride. Ciò significa che potranno essere immatricolate solo auto a emissioni zero allo scarico.
Dopo la direttiva sull’efficientamento energetico, ora è la volta di un’altra misura frutto dell’ideologia ambientalista.
Hanno votato a favore del provvedimento 340 eurodeputati, in prevalenza di sinistra. I contrari sono stati 279, tra i quali la maggioranza del Ppe (dove si trova Forza Italia), il gruppo dell’Ecr, ovvero quello di Fratelli d’Italia, e Identità e democrazia, a cui aderisce la Lega.
Quindi tra 12 anni non potremo più acquistare auto nuove che emettono anidride carbonica. E ciò significa che saranno a rischio centinaia di migliaia di lavoratori nel settore automobilistico.
Il problema è soprattutto la scadenza. In così poco tempo sarà molto, ma molto difficile sostituire i mezzi ritenuti inquinanti, anche perché manca la disponibilità di materie prime, il cui prezzo oltretutto è pure aumentato.
Insomma, di fatto vogliono che tutti compriamo le auto elettriche.
Chi ci guadagnerà da questa scelta suicida? La Cina.
Pechino infatti, come riporta Tempi, ha in mano il 60% della produzione globale di auto elettriche, e almeno il 60% delle batterie in circolazione nel mondo. Inoltre, nel 2022 la Cina ha visto un aumento del 54,4% di export di auto elettriche rispetto al 2021. L’associazione cinese di costruttori di auto si attende per quest’anno un ulteriore aumento del 20%, soprattutto in Europa.
Eppure, diverse start-up stanno lavorando per produrre batterie elettriche che utilizzino il sodio e lo zolfo al posto del litio e del cobalto, di cui Pechino detiene il monopolio della raffinazione.
Certo, ancora si tratta di una fase di studio. Ma perché, anziché gettarsi tra le braccia della Cina a causa della paranoia ambientalista, non si ha la pazienza di aspettare un po’?
Ma non finisce qui. Anche le auto elettriche infatti inquinano.
Come dichiarava tempo fa sempre a Tempi il professor Roberto Zucchetti, docente di Economia dei trasporti all’Università Bocconi di Milano, “per riconvertire la mobilità all’elettrico servirà il 20% di energia in più a disposizione. Un 20% che dobbiamo produrre entro il 2035 da fonti rinnovabili”. Insomma, un obiettivo evidentemente impossibile, senza considerare poi la cronica mancanza di colonnine di ricarica su tutto il territorio.
Oltre a questo, notava il professore, “dato l’elevato costo dei veicoli elettrici, milioni di italiani non potranno più permettersi l’auto. E di conseguenza, soprattutto quegli italiani che non abitano in grandi città non saranno più liberi di spostarsi”.
Ma forse è proprio questo che vogliono gli ecologisti più radicali.
Ci vogliono tutti più poveri, a piedi, senza casa e succubi dello Stato. Evidentemente all’Unione europea piace il dirigismo di stampo cinese. E lo vuole imitare!
Come scrive sempre Alessandro Rico, già citato all’inizio, una cosa è chiara: per la Ue “non esistono obiettivi politici, condivisibili o meno, comunque calibrati in base ad analisi di oneri e benefici; spadroneggia invece un fanatismo che, in quanto tale, non ammette compromessi e correttivi”.
E questo è davvero preoccupante e intollerabile.