Mai più un’altra Damasco!

Mai più un’altra Damasco!

Ciò che temevamo, è purtroppo accaduto.

La Siria è stata di nuovo bagnata dal sangue dei martiri. A Damasco, nella chiesa di Sant’Elia, durante la S. Messa, uno jihadista è entrato, ha sparato sui fedeli, poi si è fatto esplodere.

Il bilancio è drammatico ed è ancora destinato a crescere: al momento si sono contati 22 morti, oltre sessanta feriti ed il luogo di culto devastato.

Si parla di un complice. Ma di certo si sa già che, dietro questo attentato kamikaze, si staglia sinistra l’ombra dell’Isis, come confermato dal ministro dell’Interno siriano, Anas Khattab.

Il terrorismo islamico torna a far paura. Pochi i sopravvissuti alla strage. Tra le vittime vi sono anche bambini.

Tutto questo può stupire solo un Occidente, che sembra essersi svegliato ora e che in tutti questi mesi ha fatto finta di non vedere e di non sentire. Ma segnali ve n’erano stati e forti.

Dopo la caduta del regime di Bashar al Assad lo scorso 8 dicembre, a capo della Siria si è posto un governo di transizione, guidato da Hayat Tahrir al-Sham.

Il nuovo leader appartiene ad una milizia jihadista ed è stato lui stesso il fondatore del temibile Fronte al-Nusra, sigla legata al terrorismo islamico.

Gran parte dell’esecutivo è anzi composto da personaggi appartenenti a gruppi affiliati alla multinazionale del terrore al-Qaeda.

A parole le autorità hanno sempre detto di voler tutelare le minoranze religiose, ma da tempo le comunità cristiane, che ancora vivono nel Paese, hanno paura.

Ed a ragione. Al termine del Ramadan, a fine aprile, e poi a Pasqua le minoranze erano state massacrate dalle milizie filogovernative.

I cristiani, che non vogliono rischiare feroci ritorsioni, sono costretti ad adottare e fare proprie le pratiche islamiche, come denunciato recentemente dall’agenzia «LifeSiteNews».

Più volte nell’ultimo periodo l’Isis ha cercato di attaccare le chiese, senza riuscirvi. Ma si sapeva ch’era solo questione di tempo, che prima o poi vi sarebbe stata un’ecatombe quale Damasco.

In questi mesi, mentre tutto questo accadeva, l’Occidente dov’era? Queste notizie sono note attraverso i canali diplomatici alle cancellerie di tutto il mondo. Ma nessuno ha parlato.

E così noi oggi siamo ancora qui a piangere il sangue versato da questi nostri fratelli nella fede, massacrati solo perché credono in Nostro Signore Gesù Cristo.

È ipocrita far finta di niente, volgere lo sguardo dall’altra parte, mentre popolazioni intere vengono sterminate ed accorgerci che qualcosa non va perché e quando una chiesa salta in aria!

Aiutaci a dire “basta”, a diffondere il più possibile le notizie di ciò che realmente accade in quelle terre martoriate dal terrorismo islamico.

Solo così potremo informare e trovare tanti altri nuovi amici, pronti con noi a pregare per le comunità cristiane perseguitate, facendo sentire loro concretamente la nostra vicinanza e solidarietà.

È molto importante, poiché quanto accaduto a Damasco non è che la punta di un iceberg ben più profondo. Troppo profondo.

Lo scorso 8 giugno sono stati sparati colpi d’arma da fuoco contro la croce innalzata sulla facciata della cattedrale siro-ortodossa di Santa Maria della Cintura Sacra, a Homs.

Già poche ore dopo l’attentato verificatosi domenica scorsa a Damasco sono stati registrati nuovi disordini.

Un non meglio identificato «gruppo islamista armato locale» ha vandalizzato un’altra chiesa, pure intitolata a Sant’Elia, questa volta a Kafr Bouhoun, nella provincia di Hama.

Sulle mura dell’edificio sacro i terroristi hanno scritto con lo spray in arabo «Voi siete i prossimi». Terribile…

I Vescovi cattolici di Terra Santa hanno condannato fermamente l'attacco kamikaze, definendolo «un atto di indicibile malvagità» ed «un crimine contro l'umanità».

Le autorità siriane hanno avviato un'indagine. La comunità internazionale, l’Onu e molti Paesi hanno fermamente condannato l’accaduto, chiedendo provvedimenti immediati. Ma non basta!

Tutto questo non serve a niente, se poi i riflettori si spengono e cala di nuovo un silenzio complice sulla Siria come su tutte le altre aree della Terra, in cui i cristiani vengono perseguitati.

Ogni giorno vi sono nostri fratelli nella fede, che vengono massacrati solo per il fatto di credere in Cristo. Per loro, per tutti loro noi non possiamo tacere!

Noi dobbiamo urlare e far sentire alta la nostra protesta, affinché le cancellerie di tutto il mondo la smettano di far finta di niente, spezzino quella coltre d’indifferenza che le ha finora caratterizzate.

Preghiamo per le comunità cristiane che vivono quotidianamente nella prova. Ed aiutaci, con la tua miglior offerta, a lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione in merito.

Mai più un’altra Damasco!

 

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