
Sapremo evitare un nuovo Holodomor?
La politica energetica europea sta scricchiolando.
La recente rivalutazione del nucleare in diversi Paesi ha provocato il tracollo di molte aziende di pannelli solari. Per non parlare dei black-out diffusi…
Non si è trattato di incidenti o banali guasti tecnici, bensì di un progetto ideologico, che ignora totalmente la realtà.
L’agenda climatica sta lasciando dietro di sé una scia fatta di disastri economici e sono poi i comuni cittadini a doverne pagare le conseguenze.
Ciò che per anni l’Ue, come una sorta di “Pifferaio magico”, ci ha propinato non è altro che un castello d’aria gonfiato artificialmente e che ora sta crollando senza pietà.
Affondando, trascina con sé in tutta Europa decine di migliaia di posti di lavoro persi, imprese vicine alla bancarotta ed investimenti finiti in fumo. L’Olanda ne è un triste esempio.
Non è il mercato ad aver fallito, è il risultato di un’economia pianificata a livello centralizzato, che gonfia i parametri di settore e poi inevitabilmente implode.
Come dimostrò già nel 1922 l’economista della Scuola Austriaca Ludwig von Mises, nella sua opera Socialismo, la pianificazione centralizzata perverte il mercato e provoca gravi distorsioni.
Il Belgio figura tra i Paesi, che – come anche l’Italia, in parte – stanno sdoganando il dibattito sul nucleare, dopo decenni di omertà. Finalmente si comincia a parlare di nuovi reattori.
E questo per un semplice motivo: la realtà non si lascia né abbindolare, né sottomettere dall’illusione climatista e dai suoi giochi di prestigio.
La sicurezza dell’approvvigionamento è più importante dell’ideologia green. Anche In Spagna e Portogallo, dopo un terribile black-out, si invoca una revisione della politica energetica.
Aiutiamo anche noi questi primi, ancora timidi segnali per smarcarsi da una dittatura “verde”, che usa l’ambiente per imporre a tutti, in realtà, la rivoluzione. Il cammino di liberazione è iniziato!
Oggi disponiamo anche noi di due efficaci strumenti. Il primo è quello di sottoscrivere, se ancora non lo hai fatto, la petizione «Fermiamo la follia “green”!», promossa da Pro Italia Cristiana.
È indirizzata al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, cui chiediamo di chiarire in tutte le sedi, nazionali e internazionali, la ferma opposizione dell’Italia all’ideologia climatista.
Il secondo modo è dato dal far conoscere a tutti come stiano realmente le cose. Per far questo e raggiungere quanta più gente possibile, intendiamo lanciare una vasta campagna d’informazione.
I social rappresentano il mezzo più veloce per esser certi di arrivare subito a tanti. Ma servirsene comporta un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Abbiamo bisogno del tuo aiuto!
L’Unione europea e la sua eco-lobby proseguono imperterriti, con sussidi e divieti, nella loro marcia forzata verso l’incubo di un nuovo comunismo climatico.
Libertà, economia e prosperità vengono immolate sull’altare della riduzione delle emissioni di carbonio.
Si tratta di una politica coercitiva, di una cricca di potere ideologicamente armata, che si considera moralmente superiore e pretende di metter a tacere chiunque la pensi diversamente.
Plinio Corrêa de Oliveira, intellettuale cattolico, aveva già previsto l’arrivo di ideologie rivoluzionarie, che con promesse utopiche fossero pronte a sconvolgere la società.
Distruggendo il capitale ed annientando la religione, esse pretendono d’installare al potere una nuova élite laicista.
La Rivoluzione “verde”, erede della precedente, quella “rossa”, ammette una sola verità, quella pianificata dalla propria furia demagogica.
Chiunque osi discostarsi dalla narrazione di regime viene messo all’indice come nemico del pianeta. A pagare il prezzo altissimo di questa ubriacatura ideologica è sempre il cittadino comune.
Che siano piani quinquennali o obiettivi climatici, il risultato è sempre lo stesso: abolire l’autodeterminazione, indebolire la proprietà privata, distruggere libero mercato e capitale.
Pannelli solari oggi e divieti sulla carne domani: a lasciarla fare, questa lobby ricorre sempre e comunque ad una pianificazione centralizzata, che termina poi in catastrofe.
L’Occidente saprà evitare un nuovo Holodomor, quando milioni di persone morirono di fame in Ucraina, all’inizio degli Anni Trenta, dopo la nazionalizzazione dell’agricoltura imposta dall’Urss?
Si possono ignorare le leggi economiche, ma non le loro conseguenze. I popoli europei devono svegliarsi, prima che il conto diventi inaccessibile.
Solo così potremo garantire insieme un futuro all’Occidente!