Testimonianza dalla Siria: dove la speranza non muore mai!

Testimonianza dalla Siria: dove la speranza non muore mai!

In passato abbiamo parlato spesso della Siria, un paese devastato da decenni di conflitto e colpito lo scorso anno anche da un terribile terremoto.

Ora, questo martoriato Paese è nuovamente al centro dell'attenzione a causa della guerra tra Israele e Hamas. Questa nuova ondata di violenza ha portato a un'intensificazione degli scontri in Siria, con un significativo aumento dei bombardamenti israeliani e attacchi da varie fazioni.

Gli attacchi hanno devastato il paese, colpendo infrastrutture chiave come l'aeroporto di Damasco, che è diventato inagibile. A queste difficoltà si aggiungono le tensioni interne: manifestazioni antigovernative nel sud e attacchi dello Stato Islamico nella regione centrale.

Oggi però vogliamo condividere con te una bellissima testimonianza di speranza.

Ana De Estrada, collaboratrice dell'Associazione Pro Terra Sancta, con cui da anni collaboriamo per andare incontro ai bisogni di tutti i nostri fratelli cristiani, ha vissuto un intenso viaggio di dieci giorni in Siria. Le sue parole ci mostrano la resilienza e la speranza del popolo siriano.

Ti riportiamo di seguito il testo della mail che Ana ci ha inviato ieri:


Cari amici di Luci sull'Est,

Sono stata dieci giorni in Siria e voglio condividere con voi quello che ho visto e vissuto.

Ora sono di nuovo a casa mia, tra i miei cari, protetta e coccolata dalle mie certezze. Accendo la luce, apro il frigo, carico e scarico la lavatrice e persino l’asciugatrice… e tutto questo mi è sempre sembrato normale, quasi banale. Ora non più, non dopo che ho visto intere città campare con un’ora di elettricità al giorno!

Ho visto i bambini chini sui libri alla luce fioca di una lampada a olio, mentre la loro mamma usava una flebile fiammella di gas per scaldare la minestra, e la nonna era china sotto alla stessa debole luce impegnata a ricucire una logora camicia da uomo. Ho visto tanti giovani uomini alla disperata ricerca di un lavoro per poter sfamare la propria famiglia.

Ho visto macerie, tante macerie! Interi paesi rasi al suolo, abbandonati perché viverci è impossibile, villaggi che un tempo, si può capire, erano pieni di vita. Non ce più nessuno, chi ha potuto è andato via, all’estero, alla ricerca di un futuro migliore. Altri si sono spostati internamente, verso città meno colpite.

Ho incontrato famiglie sfollate dai propri villaggi, sistemati “alla meno peggio” in case minuscole, pagando affitti troppo cari. Padri e madri che fanno l’impossibile per garantire l’istruzione scolastica ai propri figli, per mantenere la dignità e l’allegria che fa di una casa un focolare. Non possono tornare indietro, non hanno notizie di chi è rimasto nei villaggi, spesso gli anziani genitori che faticano a lasciare i luoghi in cui sono nati e cresciuti.

Oggi sono ancora moltissimi coloro che fanno la fila alle mense parrocchiali, o ai dispensari medici per avere delle medicine gratuitamente. Tantissimi bambini frequentano i nostri centri di aiuto psicologico e di appoggio scolastico, dove attraverso l’arteterapia curano i traumi e ritrovano l’equilibrio. Molti giovani adulti pensano ancora che andare via sia la loro unica possibilità per potersi costruire un futuro, guardano all’Europa, all’America, al Canada, dove già moltissimi si sono sistemati.

Ma sanno bene che non è facile stabilirsi altrove, ricominciare da capo in un paese troppo diverso dal proprio, con un forte senso di sradicamento, senza l’aiuto di genitori e parenti: la solitudine è tanta! Ho incontrato una bella signora alla frontiera tra Siria e Libano, una siriana col passaporto canadese, madre di tre figli. Erano nove anni che non tornava in Siria, che non vedeva i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi amici. Mi ha raccontato di quanto sia stato difficile per lei farsi degli amici in Canada, ricrearsi quella rete di solidarietà così fondamentale nella vita di chiunque, quel “villaggio” che ci aiuta a crescere i nostri figli, le altre mamme, le amiche del cuore, le nonne, le zie…

I siriani non possono e non vogliono cadere nella disperazione, non è un popolo che “si piange addosso”, sono giustamente fieri della loro storia e del loro patrimonio culturale e sono pronti a mettersi in gioco per far ripartire il loro paese. Ho incontrato giovani e meno giovani con idee imprenditoriali interessanti, che non pensano solo al loro tornaconto personale ma vogliono creare occupazione per altri giovani, dare avvio a una ripresa virtuosa del loro paese. Perché sanno che i siriani sono seri, preparati, grandi lavoratori.

Sono stati dieci giorni molti intensi, ricchi di incontri, di sentimenti controversi: a volte cadevo nella disperazione vedendo l’enormità della distruzione, le difficoltà della vita quotidiana, la fatica dei capifamiglia, la rabbia dei giovani, il buio e l’abbandono delle città.

Ma sono tornata a casa portandomi dietro anche tanta speranza, perché ho visto negli occhi di molti siriani una grande voglia di vivere, di rinascere, di credere in se stessi e nel loro paese. Una vitalità che nei nostri paesi ricchi e ben pasciuti non sempre si percepisce, una fierezza e un desiderio di ricominciare, ricostruire e ritrovare il loro amato paese.

Visitare la Siria è possibile e vale la pena. La sua gente è generosa, aperta, piena del desiderio di mostrarci il loro bellissimo paese. Non dimentichiamoli, hanno bisogno del nostro sguardo, del nostro affetto, della nostra fiducia, del nostro rispetto e certo, anche del nostro aiuto concreto. Grazie!

Ana


Insomma, di lavoro ce n’è ancora tantissimo. Ma qualcosa è già stato fatto. E, quel che più conta, come puoi notare dalle parole di Ana, i siriani hanno voglia di ripartire e ricostruire.

È per questo motivo che non possiamo permetterci di fermare il nostro sostegno. Ci sono ancora tanti sforzi da fare per contribuire alla ricostruzione della Siria. Ma grazie al tuo aiuto, ogni obiettivo diventa realizzabile!

Aiutandoci a vicenda, possiamo alleviare le sofferenze di coloro che stanno vivendo queste terribili circostanze.

I siriani non vogliono solo sopravvivere; vogliono vivere, prosperare e risorgere dalle ceneri delle loro città devastate. Abbiamo visto nei loro occhi una determinazione incrollabile, un desiderio ardente di rimettere in piedi le loro case, le loro comunità, la loro patria. Questo spirito indomito è la loro forza, ed è la nostra ispirazione.

Non possiamo abbandonarli ora. Ogni contributo, ogni gesto di solidarietà, ogni piccolo aiuto è un mattone in più verso la ricostruzione di un futuro migliore per loro. Ogni volta che tendiamo la mano, infondiamo speranza. E la speranza è il primo passo verso la rinascita.

Grazie, ancora, per il tuo aiuto. Il tuo sostegno è fondamentale!

Insieme, possiamo fare la differenza. Insieme, possiamo far risorgere la Siria!


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