Valditara manda in pensione l’Anpi?

Valditara manda in pensione l’Anpi?

La Resistenza non è monopolio dell'Anpi e i valori resistenziali devono essere patrimonio di tutti”.

Così ha detto qualche giorno fa il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, annunciando che non rinnoverà la convenzione che il Ministero ha sempre stipulato con l’Associazione di partigiani comunisti per parlare nelle scuole di quanto accadde in Italia tra il 1943 e il 1945.

Era ora!

Finalmente si potranno coinvolgere anche altre associazioni partigiane. Finalmente – si spera! – si potrà porre fine al pensiero unico circa le vicende della Seconda Guerra Mondiale.

Anche perché, francamente, il tempo della retorica e delle menzogne è finito.

Ed anche i professionisti dell’antifascismo potrebbero andarsene in pensione tranquillamente, perché ormai i loro proclami risultano alquanto stucchevoli.

I comunisti, infatti, ormai lo sappiamo bene, non combatterono per la libertà e la democrazia. Ma per instaurare una dittatura peggiore, sul modello dell’Unione Sovietica. E non si fecero tanti scrupoli nell’ammazzare non solo i fascisti e i nazisti, ma anche tutti coloro che potevano ostacolare il sorgere del sol dell’avvenire.

Vittime della mannaia rossa furono anche molti partigiani, la cui colpa era quella di non essere comunisti (uno di questi fu Guido Pasolini, della Brigata Osoppo e fratello di Pier Paolo).

Così come molti sacerdoti e addirittura seminaristi di 14 anni, come il beato Rolando Rivi.

Nel raccontare la Resistenza, poi, non vanno neanche dimenticati tutti quei soldati italiani che, pur di restare fedeli al Re, finirono nei campi di concentramento tedeschi. Tra questi, un certo Giovannino Guareschi.

Purtroppo, gli Imi (internati militari italiani) sono sempre stati ignorati.

Insomma, perché vi sia una memoria nazionale condivisa, occorre conoscere tutta la verità, senza omissioni né manipolazioni. E naturalmente occorre anche comprendere le ragioni di quegli italiani che per vari motivi scelsero di stare “dall’altra parte”, tra i “cattivi” e i “vinti”.

Diceva Cicerone che nescire quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum, “ignorare cosa accadde prima della tua nascita equivale a rimanere sempre bambino”.

Ebbene, è arrivato il momento di lasciar da parte le favole dell’Anpi e di far conoscere meglio ai nostri ragazzi la storia recente d’Italia.

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