Quando la verità diventa reato: sacerdoti processati per aver denunciato l’estremismo islamico!

Quando la verità diventa reato: sacerdoti processati per aver denunciato l’estremismo islamico!

C’è qualcosa di profondamente inquietante nell’Europa di oggi.

Un continente che un tempo si ergeva come culla della civiltà cristiana, baluardo della libertà e della ragione, sembra ora chinare il capo davanti a un nuovo padrone: il radicalismo islamico.

Non un nemico esterno, ma una presenza insinuante, che cresce e si rafforza sotto la protezione di una politica pavida, di una giustizia distorta e di un’opinione pubblica che preferisce chiudere gli occhi per non essere accusata di “islamofobia”.

In Spagna, due sacerdoti — Padre Custodio Ballester e Padre Jesús Calvo — rischiano tre anni di carcere per aver detto, in una trasmissione televisiva, ciò che molti pensano e pochi osano pronunciare: che l’islam radicale vuole distruggere la civiltà cristiana e radere al suolo l’Occidente.

Parole chiare, pronunciate nel 2017 durante il talk show “La Ratonera”, in un contesto di riflessione sugli attentati terroristici che avevano insanguinato l’Europa.

Ma quelle frasi sono bastate perché la procura di Malaga li accusasse di “crimini d’odio”.

Eppure, i due sacerdoti — uomini di fede e di cultura — avevano distinto chiaramente tra l’islam moderato e quello radicale, condannando non la religione in sé, ma quella deriva violenta che, nel nome di Allah, colpisce civili innocenti, perseguita cristiani, brucia chiese e sgozza sacerdoti.

Nonostante questo, sono stati denunciati da un’associazione chiamata “Musulmani contro l’islamofobia”, finanziata con fondi pubblici del governo catalano, e ora siedono sul banco degli imputati per aver difeso la verità.

Padre Custodio, 61 anni, ha accolto il processo con la serenità di chi non ha nulla da nascondere. «Le mie dichiarazioni non sono mai state discriminatorie — ha spiegato —. Mi riferivo solo all’islamismo violento, a chi si immola e chiama infedeli coloro che non condividono la loro fede.»

Ed ha aggiunto: «Oggi sembra che i crimini d’odio siano diventati un mezzo di controllo sociale: l’unico discorso consentito è quello dettato dal potere».

Ma questa non è solo una questione legale: è una battaglia per la libertà, per il diritto di parlare, per il coraggio di non piegarsi.

Per questo oggi, più che mai, serve un segnale forte e condiviso: se non l’hai ancora fatto, firma anche tu la petizione “Basta con la sottomissione all’Islam!”, promossa da Pro Italia Cristiana.

È il modo più concreto per dire che non accettiamo di vivere in un’Europa che punisce chi difende la verità e la fede.

Ma per far conoscere questa battaglia di libertà a milioni di cittadini serve anche il tuo aiuto concreto.

La nostra vasta campagna di sensibilizzazione online, tramite Facebook, raggiunge ogni giorno migliaia di persone, rompe il silenzio dei media e dà voce a chi non ne ha. Ma per crescere e fare ancora di più, abbiamo bisogno del tuo sostegno!

Solo insieme possiamo contrastare questa deriva e far sentire che l’Europa cristiana è viva.

Mentre in Spagna i parroci vengono processati, in Italia cresce indisturbata la rete delle moschee abusive.

L’ultimo caso, denunciato dalle europarlamentari Anna Maria Cisint e Susanna Ceccardi, riguarda Pontedera, in Toscana: una struttura irregolare, priva di autorizzazioni e riconosciuta come luogo di culto illegale, dove — come emerge dai contenuti online e dai sopralluoghi effettuati — si tengono quotidianamente preghiere e incontri.

Non si tratta solo di una violazione amministrativa, ma di un centro di radicalizzazione dove, secondo diverse testimonianze, si predicano principi contrari ai valori occidentali e si invoca l’applicazione della Sharia.

Eppure la politica locale tace! Anzi, celebra queste aperture come “segni di integrazione”, ignorando che senza un’Intesa ufficiale con lo Stato, tali moschee sono fuori legge e rappresentano un serio rischio per la sicurezza e la coesione sociale.

Come denunciano le due europarlamentari, «questi luoghi diventano terreno fertile per la sottomissione, la radicalizzazione e l’illegalità».

E hanno ragione: perché laddove la legge arretra, l’estremismo avanza!

È tempo di reagire, di rialzare la testa, di dire con forza che non c’è dialogo possibile con chi vuole imporre la sottomissione.

L’Europa non si salverà con il silenzio, ma con il coraggio di chi osa dire la verità.

 

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