Inneggia alla jihad nell’università di Torino: ora basta!

Inneggia alla jihad nell’università di Torino: ora basta!

Abbiamo imboccato una strada molto pericolosa in nome dell'accoglienza. Prima ci si ferma, meglio è!

Alcuni giorni fa, nell'università di Torino, a Palazzo Nuovo sede delle facoltà umanistiche, per quasi un'ora l'imam Brahim Baya ha potuto predicare indisturbato davanti a qualche decina di studenti in uno spazio occupato della struttura.

La cosa gravissima, e non ci sono dubbi al riguardo, è che nel sermone, recitato in arabo e in italiano dall'imam di Torino, si è celebrata la "guerra santa".

Ecco infatti uno stralcio del discorso dell’imam: "Un jihad che vediamo in Palestina nella sua più importante più palese manifestazione. Un jihad compiuto da donne, da uomini da bambini ognuno con quello che può contribuisce a questa lotta di liberazione che è cominciata dal primo momento in cui i sionisti hanno calpestato quella terra Benedetta."

Ci sono però anche altre aggravanti. Ad esempio che queste parole arrivano non da un leader armato di Hamas a Gaza, ma da un Imam che vive in Italia.

E purtroppo non finisce qui.

Questo imam non solo ha pronunciato queste parole in Italia, nella sua moschea, ma in un locale dell'Università di Torino, occupata da studenti pro-Palestina, in un paese che si proclama laico ma tollera il Corano mentre toglie i crocifissi dai muri.

Un fattore che rende la situazione ancora più insostenibile!

Grande la preoccupazione del rettore e dei professori, che temono possano esserci gli estremi del proselitismo, come spiegano in una lettera inviata al ministro Anna Maria Bernini.

Il rettore Stefano Genua, da giorni sotto attacco da parte degli studenti perché non ottempera alle loro richieste, è stato raggiunto da una telefonata del ministro in cui lo stesso ha chiesto spiegazioni, ricordando la laicità delle università italiane.

Infatti, la presenza stessa di un imam all'interno degli spazi di studio viola la laicità imposta alle istituzioni universitarie, dove peraltro le lezioni non si possono svolgere da giorni a causa dell'occupazione, che impedisce l'ingresso a chi vorrebbe proseguire nel suo percorso universitario.

L'imam ha trasformato l'università in una vera e propria moschea!

Le università italiane sembrano essere cadute in un abisso senza fondo. L'occupazione da parte di una minoranza rumorosa è già di per sé intollerabile, ma se viene usata per aggiungere odio e tensione a un fuoco che già brucia intensamente, siamo davvero al limite.

Ed è proprio"limite" la parola chiave.

In nome dell'accoglienza e dell'apertura mentale, sembra non ci siano limiti verso il radicalismo islamico. Non c'è limite per chi commette reati, per i recidivi, per coloro che dovrebbero essere espulsi, immigrati irregolari e pericolosi. Non ci sono restrizioni, dato che alla fine li ritroviamo comunque in strada a mettere in pericolo i cittadini, come la cronaca delle ultime settimane di Milano ci ha ben raccontato.

Proprio a Milano ieri è stata esposta la bandiera della Palestina sulla facciata del Duomo: una profanazione! Dove sono le forze dell'ordine? Dove le autorità? E che dice la Curia? Possibile che nessuno dica nulla?

Davvero non c'è limite per un cedimento generale che sembra toccare ogni giorno nuovi record. Si è parlato infatti molto del giorno di festa per la fine del Ramadan e delle manifestazioni pro-Palestina in molti atenei italiani. Inoltre, a Treviso, due studenti musulmani sono stati esentati dallo studio della Divina Commedia perché ritenuta offensiva per l'Islam.

Ora accettiamo anche che un imam trasformi uno spazio universitario in una moschea e inciti alla guerra santa. E’ una cosa assolutamente inaccettabile!

Il problema dei limiti è evidente: è semplice metterli all'inizio, ma diventa quasi impossibile farlo in corso d'opera, quando la valanga è già inarrestabile. C'è chi sposta i limiti ogni giorno un po' più in là, sperando di arrivare a poter fare tutto ciò che vuole.

A noi non spaventa solo quello che è successo all'Università di Torino, ma quello che potrebbe succedere in futuro.

Per questo, è tempo di agire, di alzare la voce! Non possiamo permettere che il radicalismo islamico incontrollato continui a minacciare la nostra società, i nostri valori, la nostra sicurezza.

Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare la petizione indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedergli di intervenire al più presto e porre rimedio a questa resa all’islam.

Tacere la gravità di tutto questo significherebbe rendersene complici. E noi non intendiamo farlo!

Non dobbiamo permettere che la nostra cultura venga lentamente erosa dalla sottomissione all’Islam. È tempo di far sentire il nostro dissenso con forza e determinazione!

Per questo, di fronte all’ennesima oscenità, è davvero urgente ed assolutamente necessario continuare la nostra protesta e dire, una volta per tutte, "basta"!

Non ci può essere pace, non ci può essere autentico dialogo in un mondo impregnato dal radicalismo islamico: rendiamocene conto!

È il momento giusto per ribadire con forza la nostra identità cristiana, la nostra cultura e le nostre tradizioni. Firma la petizione di Pro Italia Cristiana! Un piccolo gesto per un impatto enorme.

Coraggio! Uniti, ce la faremo!


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