Moschee, finanziamenti e piazze radicalizzate: il vero piano dell'islam politico per conquistare l’Italia!
Non possiamo più fingere che tutto sia normale.
Non possiamo più accettare che, pezzo dopo pezzo, l’Italia venga trasformata sotto i nostri occhi senza che nessuno abbia il coraggio di dire la verità.
L’islam politico non è integrazione. È un progetto di conquista culturale, sociale e politica. E in Italia questo progetto è già in atto.
I numeri parlano chiaro: i musulmani sono oggi circa un milione e mezzo, un terzo degli immigrati nel nostro Paese.
La maggioranza vive pacificamente, ma una rete organizzata e ideologizzata spinge per ottenere spazi, potere e rappresentanza, mantenendo una forte ostilità verso Israele e verso l’Occidente.
Dietro la facciata del dialogo, si muovono strutture, associazioni, centri, partiti nascosti, con collegamenti internazionali inquietanti.
La UCOII – indicata come riferimento centrale dell’islam organizzato – ha rapporti con ambienti politici, riceve fondi dall’estero, e ha ospitato figure legate all’universo dei Fratelli Musulmani, un movimento che nel mondo islamico rappresenta una delle matrici dell’islamismo radicale.
Nelle piazze italiane, durante le manifestazioni pro-Palestina, si legittima Hamas come “resistenza”. A Roma è stato esposto uno striscione con scritto: “7 ottobre, giornata della resistenza palestinese”.
Una giustificazione indiretta del massacro di civili. E chi guida questi movimenti giovanili lo ha rivendicato apertamente!
Nel frattempo, a Roma, nell’area di Termini e Piazza Vittorio, si concentra una fitta rete di centri islamici, spesso irregolari, ricavati in scantinati, magazzini, locali commerciali.
Luoghi sovraffollati, privi – in molti casi – delle minime garanzie di sicurezza, oggi sotto osservazione delle forze dell’ordine per rischio radicalizzazione.
Una cittadina lo dice senza giri di parole: “È assurdo che preghino e professino il loro credo accanto a una chiesa. Vogliono intaccare le nostre radici.”
I negozianti parlano di insicurezza crescente, di clienti che non tornano più. E intanto quella zona viene descritta come una “piccola Mecca”, tra moschee, halal e centri culturali islamici.
Davanti a tutto questo, il silenzio è complicità. La paura di “disturbare” è diventata una gabbia e mentre noi stiamo zitti, altri organizzano, costruiscono, si radicano.
Proprio per questo oggi non possiamo più limitarci a indignarci a parole!
Se non l’hai ancora fatto, firma subito la petizione “Fermiamo l’avanzata islamica e salviamo l’Italia!”, promossa da Pro Italia Cristiana.
Perché difendere l’Italia, la nostra identità, la nostra libertà religiosa e culturale non è odio. È legittima difesa civile!
Ma per far arrivare questa verità a milioni di italiani, serve anche il tuo aiuto concreto!
Accanto alla petizione, stiamo portando avanti una grande campagna di sensibilizzazione online per informare, denunciare, risvegliare le coscienze.
Sostenerla significa dare forza alla verità, rompere il muro del silenzio, contrastare la propaganda con i fatti.
A Torino, Roma, Ravenna, Catania, Mirandola, Saronno: una rete di moschee finanziate con fondi esteri, in particolare dal Qatar, secondo quanto denunciato anche a livello europeo.
Solo a Centocelle, 4 milioni di euro per un immobile destinato abusivamente a moschea, dentro un flusso di decine di milioni provenienti dall’estero.
Secondo l’europarlamentare Anna Maria Cisint, queste strutture sono diventate “succursali del fondamentalismo”, veri e propri amplificatori di odio verso l’Occidente e strumenti dell’islamismo politico di conquista.
E mentre questo accade, una parte della sinistra – per ideologia o calcolo – offre copertura politica a queste realtà, salvo poi essere “scaricata” quando non è più utile.
Chi pensa che tutto questo sia un’esagerazione, guardi cosa sta accadendo in Francia.
Un sondaggio choc ha rivelato che una parte sempre più consistente della popolazione musulmana considera la sharia superiore alle leggi dello Stato.
In alcune fasce giovanili, la percentuale supera livelli che fanno paura. Non si tratta più di fede personale, ma di sostituzione delle regole democratiche con la legge islamica.
La Francia oggi è uno specchio del nostro possibile domani. Zone franche, quartieri perduti, polizia che non entra, scuole sotto pressione, donne che arretrano nei diritti. Vogliamo davvero lo stesso futuro per l’Italia?
Se perdiamo questa battaglia, non perderemo solo qualche spazio urbano. Perderemo la nostra civiltà. Per questo dobbiamo reagire!
Perché se oggi non difendiamo i nostri valori, domani qualcuno ce li toglierà senza nemmeno chiedere il permesso.