Nasce l’Osservatorio sull’islamizzazione: il segnale forte che il Paese aspettava!
Negli ultimi anni abbiamo avuto la sensazione sempre più forte che il nostro Paese stia rinunciando a difendere sé stesso.
Non con un atto plateale, ma con una lenta abitudine al silenzio, a lasciar correre.
Ed è proprio in questo spazio vuoto che stanno crescendo fenomeni che non possiamo più permetterci di ignorare: forme di radicalismo che si presentano sotto il nome dell’islam politico e che stanno mettendo alla prova i nostri valori più profondi.
Non parliamo della fede personale, ma di quelle pratiche e pressioni che arrivano a colpire soprattutto le donne e le bambine: dall’obbligo del velo sulle minori alle ragazze picchiate perché vogliono vivere all’occidentale, dalle moschee abusive alle reti che alimentano ricongiungimenti familiari poligamici.
Tutto documentato, tutto riportato da amministratori locali che vivono sul campo questa realtà, tutto troppo a lungo ignorato.
Ed è proprio da queste segnalazioni dai territori che nasce l’idea dell’Osservatorio nazionale sui fenomeni dell’islamizzazione.
Tutto parte dal lavoro dei sindaci e dal Dipartimento Enti Locali della Lega, che ha raccolto negli anni testimonianze dettagliate.
Su questo terreno già fertile è arrivato l’impulso politico decisivo delle europarlamentari Silvia Sardone, Susanna Ceccardi e Anna Maria Cisint, che, dopo aver ascoltato amministratori e cittadini, hanno capito che non bastava più denunciare: serviva uno strumento stabile e operativo.
Così è nato l’Osservatorio: una struttura mista composta da parlamentari, membri del governo, sottosegretari, consiglieri e soprattutto venti sindaci selezionati da tutta Italia, incaricati di monitorare ciò che accade nei loro territori e di trasformare segnalazioni e problemi reali in norme concrete.
Non un gesto simbolico: un organismo operativo, capace di produrre leggi e interventi mirati per fermare le pratiche radicali incompatibili con la nostra società.
A questo punto del percorso diventa ancora più evidente come, accanto agli strumenti istituzionali, sia fondamentale anche la mobilitazione civile.
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti chiediamo di firmare subito la petizione “Basta con la sottomissione all’islam”, promossa da Pro Italia Cristiana.
È un modo concreto per far sentire la propria voce e per chiedere che istituzioni e società restino unite nel contrasto a ogni deriva radicale.
Accanto alla petizione, vogliamo potenziare anche la nostra grande campagna di sensibilizzazione online, indispensabile per informare, unire e mobilitare l’opinione pubblica. Ma per farlo, abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto!
In un’epoca in cui tutto passa dai social e dai canali digitali, diffondere consapevolezza è decisivo quanto proporre leggi. Coraggio, fai la tua parte!
Ascoltando le parole di chi ha contribuito a costruire questo progetto, si comprende subito perché fosse necessario.
Susanna Ceccardi ha parlato chiaramente di moschee irregolari, di abusi legati al patriarcato islamico, di velo imposto alle minori e di ricongiungimenti poligamici.
Fenomeni che – ha ricordato – sono «incompatibili con il nostro ordinamento» e vanno fermati prima che diventino ingestibili.
Silvia Sardone, che questa realtà la osserva e la denuncia da anni, ha ricordato un dato tanto semplice quanto sconvolgente: «Ogni giorno ci sono ragazze e donne minacciate o picchiate perché vogliono vivere all’Occidentale o rifiutano il velo».
Non è un’opinione, non è una teoria: è cronaca quotidiana!
E poi c’è la testimonianza di Anna Maria Cisint, che da sindaco ha visto trasformarsi parti della sua città in vere e proprie “città nella città”, con moschee abusive e imam che controllano ogni aspetto della vita comunitaria.
Questo Osservatorio rappresenta una svolta che aspettavamo da anni.
Perché per troppo tempo si è preferito minimizzare, negare, derubricare tutto a folklore o “diversità culturale”. Ma non c’è nulla di culturale in:
– 88.500 casi di mutilazioni genitali femminili in Italia,
– bambine costrette al velo,
– donne picchiate perché vogliono vivere libere,
– moschee abusive dove si promuove un integralismo che rifiuta la nostra legge,
– tentativi di creare un partito islamico per influenzare la politica già nel 2027.
Era ora che qualcuno avesse il coraggio di guardare la realtà senza paura e senza ipocrisia.
La strada è lunga, certo! Ma oggi abbiamo un punto fermo, una base solida da cui iniziare. Adesso serve continuità e determinazione.
È il momento di alzare la testa, senza più paura: la nostra identità merita di essere difesa.