Torino caccia l’imam radicale, Trump colpisce la Fratellanza Musulmana: non c’è più spazio per l’estremismo!

Torino caccia l’imam radicale, Trump colpisce la Fratellanza Musulmana: non c’è più spazio per l’estremismo!

Negli ultimi mesi abbiamo visto con i nostri occhi fino a che punto possa arrivare l’arroganza del radicalismo islamico quando trova spazio nelle nostre città.

L’episodio dell’imam di Torino, Mohamed Shahin, non è un fatto marginale: è la prova concreta di quanto un predicatore radicalizzato possa trasformare il proprio ruolo religioso in un megafono di odio e fanatismo.

Le autorità lo hanno espulso per motivi di sicurezza nazionale, dopo le sue dichiarazioni dello scorso 9 ottobre durante una manifestazione Pro-Pal, in cui aveva definito l’attacco del 7 ottobre di Hamas a Israele un “atto di resistenza”.

Non un semplice commento politico, ma una legittimazione pubblica del terrorismo.

E non stiamo parlando di una figura qualunque: Shahin è stato descritto come vicino alla rete internazionale della Fratellanza Musulmana, portatore di un’ideologia fondamentalista e antisemita incompatibile con la democrazia italiana.

Il questore ha parlato chiaro: “minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato”.

E mentre lo Stato agiva per tutelare i cittadini, ecco sorgere le solite voci che gridano alla discriminazione, ignorando volutamente la gravità del problema.

Alcuni attivisti e centri sociali lo hanno perfino difeso, trasformando l’espulsione in un caso politico e fingendo che si trattasse solo di un “discorso al microfono”, un’ingenua minimizzazione che contrasta totalmente con l’impatto reale della propaganda radicale.

Ed è proprio davanti a questa distorsione della realtà che dobbiamo reagire con forza. Non si può più tacere. Non si può più fare finta di niente!

Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a sottoscrivere subito la petizione “Basta con la sottomissione all’Islam!”, promossa da Pro Italia Cristiana.

Firmarla significa dire ad alta voce che la nostra civiltà, la nostra democrazia, la nostra libertà valgono più del silenzio imposto dal politicamente corretto.

E proprio perché non basta firmare, serve far sentire la voce di tutti!

Per questo ti invitiamo anche a sostenere con una donazione la nostra grande campagna di sensibilizzazione online, nata per diffondere la petizione al maggior numero possibile di cittadini.

Ogni contributo, ogni condivisione, ogni gesto di partecipazione amplifica la consapevolezza pubblica e rompe il muro di omertà che protegge il radicalismo. Più siamo, più forte sarà il messaggio che arriverà alle istituzioni.

Mentre in Italia ci si divide perfino sulla necessità di fermare predicatori radicali, negli Stati Uniti il presidente Donald Trump ha preso una posizione netta contro la Fratellanza Musulmana.

Un’organizzazione che, dietro una facciata di moderazione, ha diffuso per decenni un’ideologia che considera il jihad una via legittima e la morte per Allah un ideale supremo.

Trump ha avviato un processo formale per classificarli come “organizzazione terroristica straniera”, citando il loro ruolo in campagne di violenza e destabilizzazione in vari Paesi del Medio Oriente.

Un passo importante, che si aggiunge al fatto che molti Stati arabi – Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Bahrein – li avevano già banditi, riconoscendone la natura eversiva.

Secondo i rapporti statunitensi, la rete dei Fratelli Musulmani sfrutta la libertà democratica come un’arma di infiltrazione culturale e politica, portando avanti un progetto di lungo periodo che è stato definito “un cancro” in grado di scavare lentamente nella società occidentale fino a deformarla dall’interno.

Quando uno Stato come gli Stati Uniti arriva a dichiarare apertamente il pericolo, il messaggio è inequivocabile: chi predica odio non può avere legittimità, né protezione, né spazi di potere.

E allora una domanda sorge spontanea: perché in Europa, e in particolare in Italia, dobbiamo ancora subire manifestazioni in cui si giustifica Hamas, si attacca Israele, si insultano gli ebrei e si difendono imam radicali come Shahin?

Perché dobbiamo accettare che l’accusa di “islamofobia” venga usata come scudo per proteggere chi diffonde fanatismo? NO, basta!

L’Occidente deve ritrovare il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. E noi cittadini dobbiamo far sentire la nostra voce, prima che sia troppo tardi.

Oggi è il momento di alzarci in piedi e far capire al mondo che l’Italia non si inginocchia davanti a nessuno.

 

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